La lunga fase di sperimentazione italiana della TV a colori annovera, tra le varie tappe e le numerose date, la data di oggi. 42 anni fa, il 25 febbraio 1977, debuttavano infatti i TG RAI a colori.
I primi esperimenti pubblici di trasmissione a colori erano partiti nei primi anni 70 e nel 1972 la RAI trasmise a colori le prove tecniche delle Olimpiadi di Monaco e il viso di Rosanna Vaudetti. Ma le Prove tecniche di trasmissione partirono in grande stile solo nel 1975, portandosi avanti fino ai primi Anni 80.
Erano sequenze articolate di immagini statiche, suoni continui, brani di musica classica e filmati. Quello che oggi è scontato, all’epoca sapeva di prodigioso.
Molti aspettavano le “prove tecniche” come fossero un programma di intrattenimento. E in un certo senso lo erano, se in molti approfittavano di quegli scampoli di Chopin e Rossini per piazzare davanti al la TV il loro mangianastri in modo da riascoltare con calma i notturni, le sonate e le Ouvertures che facevano da colonna sonora a quelle Prove.
La stessa espressione “prove tecniche di”, entrò poi nel linguaggio quotidiano in riferimento ai tempi più vari (resurrezione, coalizione, regime ecc).
Tra i tanti, conservo un ricodo “a colori” piuttosto nitido. Abituato a tradurre i toni di grigio in qualcosa di più realistico, ancora ho presente la sensazione di “nuovo assoluto” data dal verde brillante dei campi di calcio in cui giocava la Nazionale.
Per chi di quegli anni ha memoria, suonano familiari nomi come Capodistria e TV Svizzera, oltre all’ancora attuale Montecarlo: si trattava di emittenti i cui programmi, trasmessi da impianti esteri vicini alle nostre frontiere, raggiungevano il territorio italiano e venivano ripetuti da alcune stazioni locali, portando il colore a casa degli itaiani.
E la RAI? La RAI era in balia delle discussioni Parlamentari su colore sì- colore no- colore come.
Gli USA in questa storia erano arrivati primi, inaugurando i colori televisivi già negli Anni 40. L’Europa, che come gli USA era reduce da un conflitto mondiale, di cui però aveva dovuto sobbarcarsi gran parte delle ferite, dovette attendere gli Anni 60, allorchè Francia, Germania e Gran Bretagna passarono dal b/n al colore.
Il nostro ritardo era dovuto più a ragioni politiche e culturali che tecnico-economiche. I primi esperimenti fatti in Italia col sistema americano NTSC risalgono infatti al 1962. Nel 1965 però il Parlamento decise di spostare il problema di 5 anni in avanti, fissando al 1970 l’anno che avrebbe portato il colore nelle case degli italiani.
I temi su cui ci si divideva erano due. Da un lato la diatriba, con tanto di pressioni internazionali, tra il sistema francese SECAM e il tedesco PAL (il termine Pal Color Telefunken suona familiare ancora a molti). Dall’altro il timore tutto italiano, con tanto di pressioni interne al mondo politico e industriale, che la spesa delle famiglie per procurarsi un costoso apparecchio a colori, avrebbe scoraggiato molti dall’acquisto della seconda auto.
Il mondo politico probabilmente prese atto dell’inevitabilità del colore, grazie al successo ottenuto dalla trasmissione a colori, sperimentale, delle Olimpiadi di Montreal nel 1976, e così, tra gennaio e febbraio del 1977 assistemmo a un cambio della guardia tanto minimale quanto epocale: andò in soffitta dopo 20 anni, ‘Carosello’, e debuttò ufficialmente la televisione a colori.
Il mezzo busto dei conduttori del TG dovette attendere invece il 25 febbraio 1977 per diventare definitivo.
Da allora, per molti anni, hanno continuato a circolare ed essere venduti televisori in biano e nero. Ricordo che in una delle case in cui ho vissuto da studente, fino al 1993, ci dovemmo accontentare di un piccolo schermo Mivar in bianco e nero, forse un 17 pollici, non di più.
Forse è anche per questo, ammesso che non sia la vecchiaia, che i visi di Andrea Barbato, Enzo Biagi, Indro Montanelli, Gianni Brera, mi viene più facile ricordarli in bianco e nero.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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