Tra le molte ragioni valide da me individuate questa settimana per chiudermi in un bunker (immagini di cani bolliti e scuoiati vivi, fascisti che minacciano sfaceli perché credono ancora che esistano le razze, ministri che sbraitano come arrotini) ce n’è una in particolare che vorrei condividere con voi: sui giornali non ho trovato nulla. Mi spiego meglio. Alla ricerca di spunti per il bunker di oggi, ho scorso un po’ le edizioni online dei principali quotidiani, alla ricerca di cose indegne, e non ci ho trovato nulla che mi abbia veramente indignato. Ho trovato molte notizie tristi o drammatiche, notizie noiose e addirittura qualche bella notizia, ma nulla che mi abbia fatto montare la rabbia. Inizialmente ho pensato fosse la mia stanchezza a non farmi cogliere la messe di spunti che solitamente uno si aspetterebbe di trovare. Così ho ricontrollato Repubblica e il Corriere, e non c’era nulla. Anche sul Giornale, a parte il Giornale stesso, non ho trovato nulla di cui scandalizzarmi. E trovo la cosa preoccupante, comunque la si guardi. Alcune testate si accontentano ormai di un pubblico dal grilletto facile, che i motivi per indignarsi li trova negli immigrati, nelle tasse e in tutto ciò che si muove a Sinistra di Alfano. Ma testate più mainstream, come Corriere e Repubblica, sembra non abbiano interesse a scrivere per indignare, come se il loro pubblico di riferimento non avesse interesse per questo moto dell’animo umano. Alla fine, cerca e ricerca, ho trovato due cose su La Stampa che meritano i riflettori, anzi, i fari ad alta intensità tipo quelli che Wil Smith usa la notte per tenere lontani gli zombie in “Io sono leggenda”: 1) uno dei candidati alle Comunali di Palermo, esponente della lista di Salvini, pare si sia candidato non per tentare la vittoria, non per entrare all’opposizione, bensì per avere materiali con cui girare un docufilm sul malaffare. I candidati consiglieri se la sono presa, e uno di loro è passato alle vie di fatto, mandando all’ospedale il suo mancato sindaco; 2) una consigliera comunale è stata eletta, in un paesino della Bassa, come esponente della lista “Fasci italiani del lavoro”. Anche qui, il giornale perde un’occasione di approfondimento e si limita a galleggiare sulla superficie della notizia. Tuttavia anche la superficie è interessante, perché pare che il tema che ha fatto vincere la candidata fascista (come altro potremmo chiamarla?) portandola al 10% dei voti sia stata la sua opposizione a una pista ciclabile. L’articolo spiega come molti elettori ex comunisti, già trasferitisi alla Lega negli anni passati, abbiano votato Fiamma (sic!) Negrini (arisic!!!) proprio perché non gradiscono lo spazio lasciato ai ciclisti dalla nuova pista sull’argine del Po, e vogliono tornare a una strada per sole macchine.
Io non so se preoccuparmi più per l’idiozia di certe scelte, per tutta questa sensibilità ai “piatti di lenticchie”, per quello che è un evidente e ufficiale sdoganamento di un movimento espressamente fascista o per il silenzio che regna attorno alla questione. Non so.
So solo che domani mi arrivano i sensori per il gas.
In mancanza di finestre, hanno il loro perché.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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