Ci rendiamo conto che le cose si ripetono solo se abbiamo voglia di rileggere le vecchie notizie e ripassare, anche velocemente, la storia. Non è vero che siamo dentro una spirale di violenza, un rigurgito nazista che ci assale. Diciamo che questi tristi figuri ci sono sempre stati, come la gramigna, come l’impossibilità di far comprendere a tutti l’orrore dell’olocausto. Sono stato a Dachau dove ho respirato, in quel silenzio ovattato, l’assurdità dei gesti, la cattiveria, l’odio, la disperazione. Sono stato a Dachau e ho camminato su quel campo di concentramento, vergognandomi ad ogni passo, provando ad immaginare qualsiasi movimento di quella gente inerme massacrata per niente. Poi, per caso, rileggo la notizia di 26 anni fa, di un week-end di violenza in Germania, a base di assalti contro gli stranieri e profanazioni di cimeli. Il 24 ottobre del 1992 i naziskin devastavano il cimitero che ospita i resti delle vittime del lager di Dachau, nei pressi del lago di Costanza. Lo hanno fatto con violenza inaudita, abbattendo una cinquantina di croci sepolcrali con una mazza di ferro e imbrattando con il simbolo della svastica una grande croce posta a ricordo delle vittime del vicino campo di concentramento. All’ ingresso del cimitero e su una grande croce a ricordo dello sterminio nazista, sono state dipinte con vernice bianca diverse croci uncinate. Perché c’è ancora bisogno di ritornare alla storia, perché c’è ancora la necessità di schierarsi e urlare contro questi episodi xenofobi? Perché non è mai troppo quello che diciamo, non è mai troppo quello che evidenziamo: dovrebbero provare vergogna questi piccoli uomini che continuano a ripotare a galla i fasti di un orrore che è una ferita indelebile per tutta l’umanità. Non abbassare la guardia è necessario. Oggi più che mai.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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