Voi non ve lo ricordate l’eccidio della Bettola perché non eravate nati e perché non siete interessati. Ci vuole troppo tempo a ricordarle tutte le cose orribili che accaddero durante la seconda guerra mondiale. Ci vuole memoria e voglia per ricordare quello che fecero i nazisti insieme ai fascisti il 24 giugno del 1944 nella località La Bettola di Vezzano sul Crostolo, un paese di 4.000 abitanti in provincia di Reggio Emilia. Voi non ve le ricordate certe cose perché a scuola non si studiano, perché nei libri non c’è scritto e perché su Facebook si parla d’altro. Che cosa ce ne può fregare di un fatto accaduto 74 anni orsono? A che serve ricordare? Chi non ricorda è colpevole due volte: perché non vuol sapere e perché non vuol capire. I partigiani dovevano far saltare un ponte vicino a Vezzano sul Crostolo, ma il tentativo fallisce. Nello scontro a fuoco muoiono due tedeschi e tre partigiani. I nazisti non ci stanno e dopo qualche ora partono da Casina gli assassini che per rappresaglia uccidono 32 persone innocenti, ospiti della locanda “La bettola”. Un po’ come essere per caso in una scena sbagliata. Un po’ come essere a Nizza o al Bataclan quando passarono i pazzi dell’isis. Un po’ così, ma più bastardo come momento. Trentadue persone che prima vengono prese in ostaggio, insultate, costrette a rimanere a terra e poi massacrate e i loro cadaveri bruciati. Un po’ più bastardi di quelli dell’Isis. C’era un bambino di diciotto mesi tra quelle 32 persone, un bambino che viene gettato nel fuoco ancora vivo. Voi non ve le ricordate queste cose perché non ci sono nei vostri libri di storia, però andateci a Vezzano sul Crostolo e capirete che da quelle parti se lo ricordano tutti quel maledetto sterminio della Bettola. Solo il gestore della locanda, per un gioco del destino, riuscì a salvarsi e a raccontare. E raccontò. Qualcosa di più bastardo dell’eccidio nazista, del bambino vivo buttato nel vento. Quell’uomo raccontò un particolare: ad ordinare il fuoco e uccidere tutti fu un italiano. Probabilmente un fascista che collaborò con i tedeschi nella uccisione dei civili. Potete anche non leggerla questa storia o non farci caso e potete dire che oggi le cose sono cambiate e che i bambini non si gettano vivi nel fuoco. Certo, oggi i bambini si rifiutano all’ingresso dei porti solo perché provengono da un Sud più a Sud del nostro. Tutto ha un senso e, purtroppo, i corsi e i ricorsi storici esistono eccome. Ma voi queste cose preferite non saperle e non ricordarle. Perché a noi, queste cose non potranno più capitare. Chissà. Bisogna annusare sempre in anticipo l’aria che tira.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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