La scrittura di una rubrica come l’Agenda scorsa può diventare tanto una gioia quanto un’impresa masochista quando capitano ricorrenze che ti fanno scontrare con personaggi del calibro di Sigmund Freud. Per ogni lettera del nostro alfabeto si potrebbero scrivere capitoli della sua straordinaria vita, della sua immensa opera. A come Anna O., forse la sua paziente più celebre, ma anche come la figlia Anna, divenuta anche lei psicoanalista. B come Bibbia, che iniziò a studiare fin da giovanissimo e come Breuer, il fisiologo che lo aiutò, anche economicamente, nei suoi studi di medicina. C come Cocaina, studiata e usata, e come Catarsi, il metodo utilizzato sistematicamente per i suoi pazienti. D come Dora, un altro celebre caso clinico, la donna isterica che raccontava i sogni e che interruppe la sua terapia. E poi, E come Einstein: con lui conversazioni e diffidenze, ma la E è anche la lettera dell’Ebraismo, religione ereditata dalla nascita ma abbandonata per l’ateismo; Freud che non amò, anche per questo, l’idea sionista della creazione di uno stato ebraico in Palestina. F come le Fasi dello sviluppo psicosessuale, una delle sue più discusse e sconvolgenti teorie. A causa di una tale abbondanza di storie e spunti un elenco di questo tipo rischia di risultare tedioso e allo stesso tempo troppo poco esaustivo. Se mi si chiedesse di soffermarmi maggiormente su una sola lettera, sceglierei la L. Perché, probabilmente, l’aspetto più affascinante di Freud e la sua psicoanalisi, ai miei occhi che non sono quelli di un medico, sta nell’influenza avuta sulla letteratura. Il monologo interiore e i flussi di coscienza di Virginia Woolf e James Joyce, la Coscienza di Zeno di Svevo, la Vita Interiore di Moravia. E, primo fra tutti, il meraviglioso Doppio Sogno di Arthur Schnitzler, ispiratore dell’ultimo capolavoro di Kubrick, Eyes Wide Shut. Freud e Kubrick, per chiudere con la lettera G, quella dove mi sono interrotta, e adatta per entrambi, che sta per Genio.
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