Sono le ore 6:18 di una domenica mattina, a Beirut.
Eddie Di Franco è la sentinella di turno alla caserma dei marine americani situata non lontano dall’aeroporto. Un camion Mercedes Benz di colore giallo procede a tutta velocità verso l’edificio. DiFranco ricorderà una cosa dell’uomo che sta al volante: “Sorrideva”. Un sorriso prima dello schianto contro la cancellata dell’edificio,12mila libbre di dinamite. Ore 6:20. I paracadutisti dell’esercito francese hanno la loro sede in un immobile di nove piani chiamato Drakkar. La sequenza si ripete: un camion irrompe provocando un’esplosione. Due minuti, 306 morti. Perché due uomini decisero di morire provocando una simile strage? E chi erano? È una domanda,l’ultima, che non ha risposta certa. “Sono gli islamisti del Jihad Islamico”; “No, c’è di mezzo sicuramente la Siria che occupa il Libano dal 1976”.
Quello che è certo è che dietro gli attacchi di Beirut ci sono lunghi anni di crisi che vanno a coinvolgere Siria, Iran, Europa e Usa, Israele. Già, Israele. 1982: Menachem Begin e Ariel Sharon hanno un obiettivo. Sradicare l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina-controllata da Arafat- dal Libano, divenuto la sede operativa dell’organizzazione. Per questo non esiteranno a scegliere come loro alleati all’interno del caotico mosaico libanese i falangisti della destra maronita. L’operazione israeliana di occupazione del Libano prenderà il nome di “Pace in Galilea”. La violenza dell’operazione porterà gli Usa di Reagan ad intervenire ma a ritirarsi, prematuramente, dopo la partenza definitiva dei militanti dell’OLP da Beirut. Di lì a poco, dopo l’uccisione del presidente Bashir Gemayel, gli israeliani faranno il loro sanguinoso ritorno in Libano: il 16 settembre consentono il massacro dei falangisti contro i profughi palestinesi nei campi di Sabra e Shatila. Gli americani, con la corazzata New Jersey, ritornano il Libano e così i francesi.
Per sdrammatizzare, la canzone sotto evoca proprio l’arrivo della nave New Jersey a Beirut. Con le vicende del 23 Ottobre si apre il libro “Inshallah” di Oriana Fallaci, 815 pagine delle quali non sono riuscita a leggerne più di 100.
https://www.youtube.com/watch?v=vNvvNBxMrms
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