Alle 19,34 del 23 novembre 1980, la terra tremò per un minuto e mezzo sotto i piedi degli abitanti dell’Italia Meridionale. Il terremoto, tra i più violenti che si ricordino, ebbe epicentro tra la Campania e la Basilicata, colpendo in particolare l’Irpinia. A Balvano, un piccolo centro della zona, il sisma rase al suolo la chiesa parrocchiale, sorprendendo i fedeli che assistevano alla messa serale: 66 di loro morirono sotto le macerie. Nonostante l’invio dell’esercito le operazioni di soccorso furono lente e macchinose, tanto da suscitare gli appelli accorati del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, presente sui luoghi del disastro fin dal giorno dopo. Il bilancio finale fu di tremila morti, novemila feriti, 150 mila abitazioni distrutte e 300 mila senzatetto. Tra soccorsi e ricostruzione il governo italiano spese l’equivalente di circa 30 miliardi di euro, soldi che alimentarono anche i loschi traffici della malavita locale. Fabrizio De Andrè lo ricordò nei versi di Don Raffaé, alludendo alla truffa degli alloggi provvisori destinati agli sfollati ma spesso utilizzati per scopi ben diversi.
“Un galantuomo che tiene sei figli ha chiesto una casa e ci danno consigli l’assessore che Dio lo perdoni ‘ndentro ‘a roulotte ci alleva i visoni”
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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