Non fosse per l’odiosa brutalità dell’atto criminale, di certi sgangherati sequestri di persona del nostro passato ci sarebbe persino da ridere, tanto improvvisate e ignoranti erano le bande che li organizzavano.
il 23 luglio del 1978 Giampiero Arba, 26 anni, di Assemini, viene malmenato e poi abbandonato a notte fonda sulla strada tra Nuoro e Orgosolo. Riesce a farsi soccorrere e viene trasportato al primo posto di polizia, dove racconta quel che gli è accaduto nelle precedenti ventiquattro ore.
Arba è stato prelevato con la forza da una villa di Cala di Volpe, per un triste destino quella appartenuta a Leone Concato. Concato, giornalista e industriale aeronautico della Agusta, era stato rapito l’anno prima e non tornò mai a casa.
Cosa ci fa uno di Assemini in una villa a Cala di Volpe?
Semplice, Arba è un uomo bellissimo, vive a Roma e sta iniziando la carriera come attore di fotoromanzi.
Conosce una bella ragazza francese e ci si fidanza. Sabine è figlia di un capitano d’industria che quell’anno decide, appunto, di affittare una villa in Costa Smeralda. Il posto è distante poche centinaia di metri dal famoso hotel, ma è immerso in una fitta boscaglia e raggiungibile solo da una strada sterrata, così da risultare piuttosto isolato.
Qualcuno lo ha spifferato ai banditi, un commando (si fa per dire…) di quattro uomini di Orgosolo e Orani..
Sabine e la madre vengono legate e imbavagliate, Arba caricato su una Mercedes rubata seduta stante che parte a tutta velocità verso il nuorese: i banditi lo scambiano per l’ingegnere francese, l’ostaggio designato.
Arba intuisce l’equivoco e cerca di farlo capire ai suoi carcerieri già durante il viaggio, ma inizialmente quelli non gli credono e iniziano a pestarlo. Alla fine comprendono l’errore e, tra bestemmie e recriminazioni, accostano e liberano l’attore, non prima di averlo picchiato selvaggiamente.
Nel processo contro l’anonima sarda saranno condannati in sei, tra basisti e esecutori, tutti rei confessi.
Oggi Arba è un pensionato settantenne. Lo scorso anno, in una bella intervista rilasciata al giornalista de L’Unione Paolo Paolini, ha accettato per la prima volta di raccontare quella disavventura.
Con molta serenità, ma senza tralasciare i danni permanenti causati da quelle poche ore da sequestrato e l’amarezza di essere finito tra i sospettati: la storia era così grottesca da far credere agli inquirenti di essere stato complice del suo stesso sequestro, infamia del tutto cancellata dalle testimonianze dei banditi.
Sepolti dalle risate, più che dalla condanna.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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