Basta osservare il volto di Maria Carta per capire immediatamente la sua provenienza. Una sardità meravigliosamente scolpita in quell’ovale perfetto e intagliata nella sua personalità ferma e tenace. Nasce a Siligo e trascorre un’infanzia faticosa, come quella di tutti i suoi coetanei che aiutano la propria famiglia nel lavoro. Una fanciullezza, forse taccagna di serenità e spensieratezza, le elargisce smisuratamente cultura e tradizioni della sua terra e che costituiranno la genesi del suo doloroso canto. Maria canta, canta sempre. Canta quando gioca, quando è triste, quando lavora e quando ha paura. Quando percorre la strada verso il fiume con una cesta carica di panni da lavare. La melodia della sua stessa voce diventa liberatoria e le costruisce un mondo incantato nel quale rifugiarsi.
Ha solo 8 anni quando il nonno la prende per mano e la conduce a cantare nelle feste di piazza, insieme ai cantadores. E, com’era prevedibile, i suoi straordinari mezzi vocali la renderanno celebre in tutta la Sardegna che lascia nel ’58 per trasferirsi a Roma senza, tuttavia, recidere mai il cordone ombelicale che la lega alla sua terra. Si esibisce al Folk Studio, studia, prende parte a concerti che in breve tempo la rendono famosa in tutto il mondo. Sperimenta lo spettacolo in tutte le sue sfaccettature: fotoromanzi, musical, recitazione di testi teatrali e film, fra cui Il Padrino parte II di Francis Ford Coppola e Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli. Ma si rifiuta d’interpretare la madre di Gavino Ledda nel film “Padre Padrone” perché nel copione non rintraccia credibilità nel personaggio della madre sarda.
Nel 1991 il Presidente della repubblica Franceso Cossiga la nomina Commendatore della Repubblica italiana. Ma poi un’incomunicabilità comincia a farsi strada quando, verso gli anni ’80, perde l’uomo che ama, la madre e la sorella. L’ultima esecuzione strappata a un silenzio che durava da tempo, il concerto a Tolosa il 30 giugno 1994, solo tre mesi prima che il tumore, contro il quale combatteva da anni, spegnesse per sempre la sua voce. Una voce che cantava le melodie sarde e l’identità di una gente antica. Di una Sardegna che insieme a lei ha fatto il giro del mondo.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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