«Mentre che vo considerando che quel cielo, quel mondo e quello universo che io con mie maravigliose osservazioni e chiare dimostrazioni avevo ampliato per cento e mille volte più del comunemente veduto da’ sapienti di tutti i secoli passati, ora per me s’è sì diminuito e ristretto, ch’e’ non è maggiore di quel che occupa la persona mia».
Il vecchio scienziato, colui che era riuscito ad ampliare l’universo e la mente degli uomini, si avviava a diventare completamente cieco. Uno scherzo del destino se pensiamo che, per anni, aveva lottato per tenere quegli occhi bene aperti nel nome della scienza. Fino alla resa, la capitolazione che, come in un contrappasso psicosomatico, lo ha reso cieco.
Forse per non vedere la cecità altrui.
«Questo è il famoso Galileo, che fu sottoposto all’inquisizione per sei anni, e torturato per aver detto che la terra si muoveva. Quando fu liberato, egli alzo’ lo sguardo al cielo e giù verso terra e battendo il piede, con animo contemplativo disse: Eppur si move; ossia, ancora si muove, intendendo la terra.»
Così Giuseppe Baretti raccontò, nel 1757, la famosa vicenda dell’abiura forzata di Galileo Galilei durante il processo tenuto a Roma nel 1633 dall’inquisizione cattolica, a causa del libro “Dialogo sopra i massimi sistemi”.
Si discute ancora oggi se Galileo fu effettivamente torturato dall’inquisizione o se fu solo minacciato, e neppure sappiamo se l’aneddoto della frase pronunciata al termine dell’abiura è veritiero.
Ad ogni modo Galileo fu costretto a rinnegarsi per non aggravare la sua già pesante condanna per eresia. Fu costretto a far indietreggiare la scienza perché la Chiesa non gradiva che non fosse la terra al centro dell’Universo.
“Giuro anco e prometto d’adempire e osservare intieramente tutte le penitenze che mi sono state o mi saranno da questo Santo Officio imposte; e contravenendo ad alcuna delle mie dette promesse e giuramenti, il che Dio non voglia, mi sottometto a tutte le pene e castighi che sono da’ sacri canoni e altre costituzioni generali e particolari contro simili delinquenti imposte e promulgate. Così Dio m’aiuti e questi suoi santi Vangeli, che tocco con le proprie mani. Io Galileo Galilei sodetto ho abiurato, giurato, promesso e mi sono obligato come sopra; e in fede del vero, di mia propria mano ho sottoscritta la presente cedola di mia abiurazione e recitatala di parola in parola, in Roma, nel Convento della Minerva, questo dì 22 giugno 1633. Io Galileo Galilei ho abiurato come di sopra, mano propria”
Sono passati oltre tre secoli e mezzo per aprire ufficialmente la revisione del processo al grande scienziato pisano, considerato il padre della scienza moderna.
Infatti solo il 22 ottobre del 1980 la Chiesa Cattolica annunciò la revisione del processo all’astronomo, processo che si aprì l’anno successivo con l’istituzione di una apposita commissione, per terminare il 31 ottobre del 1992, ben undici anni dopo.
La sentenza darà ragione a Galileo Galilei, ma con riserva.
Infatti, nella relazione finale di studio si legge che: “Come la maggior parte dei suoi avversari, Galileo non fa distinzione tra quello che è l’approccio scientifico ai fenomeni naturali e la riflessione sulla natura, di ordine filosofico, che esso generalmente richiama. È per questo che egli rifiutò il suggerimento che gli era stato dato di presentare come un’ipotesi il sistema di Copernico, fin tanto che esso non fosse confermato da prove irrefutabili”.
Insomma, fu un pochino anche colpa sua. Troppo avventato, troppo irruento nel dire che non è il sole a girare attorno alla terra, ma il contrario.
Un po’ come quando si dice di una donna violentata che “se l’è cercata”.
Eppur si muove. Ma certe volte sembra che il mondo vada talmente piano da sembrare fermo.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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