Quello sguardo intenso, gettato tra la luce e la capacità di resistere, quei capelli tra gli occhi e il desiderio, quella freddezza che diventa passione nei pomeriggi trascorsi in una casa d’appuntamento, nel film “bella di giorno”. Da Severine a Marion dell’ultimo metrò lei è l’icona della bellezza e la sua vita, la sua carriera, il suo essere donna, si condensa in poche mirabili parole: “Oui, je suis Catherine Deneuve”. L’ho sognata immensamente dopo aver visto “bella di giorno” ; ho pianto con lei sino all’ultima scena dell’ultimo metrò e poi l’ho osservata in film forse meno famosi e impegnativi, ma la sua interpretazione in “speriamo che sia femmina” un film infinitamente bello di Mario Monicelli, rimane mirabile e amorevole. In tute le occasioni lei è e rimane Catherine Deneuve. Poi il suo rapporto travagliato con Marcello Mastroianni (Marcelooo) la figlia Chiara che ricorda molto vagamente entrambi, i sorrisi e il suo impegno per salvare il cinema, la sua voglia forte di essere sempre, incredibilmente, Catherine Deneuve. Poi una piccola ombra mi assale. Leggo da qualche parte che, anche se con discrezione, forse si è addolcita le rughe. Non ci credo. La donna che “di fronte a lei, pensi a lei”, determinata e irriducibile, algida e irraggiungibile, si è rifatta. Ma non è così. Non può aver tradito il suo sguardo verso l’infinito, quelle labbra color desiderio che hanno saputo conquistare tutti. Lei non può aver mancato l’appuntamento con l’ultimo metrò. L’ho guardata in silenzio, da lontano. E’ nata il 22 ottobre 1943 ed oggi compie i suoi primi 73 anni. Mi ha sorriso. Non si notano le rughe da questa strana distanza. Ha salutato con la mano e io ho stretto gli occhi per osservarla meglio. Si è alzata ed è andata verso quella scatola di luci bellezze e profonde solitudini che è il gioco immenso del cinema. Voltandosi un attimo e sorridendo ha detto, semplicemente e mirabilmente: “Oui, je suis Catherine Deneuve”.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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