Il 22 maggio 1988, a Roma, moriva settantaquattrenne Giorgio Almirante. Fu fascista quando tutti lo erano, lo fu molto di più quando esserlo diventò fuorilegge: non volle mai abiurare al suo credo. Lo ricordo, in una vecchia tribuna politica, ribadire senza tentennamenti la sua nostalgia per il ventennio. Storico leader del Movimento sociale, spese una vita per veder riconosciuto il diritto alla parola della destra, tagliata fuori dai palazzi del potere dalla conventio ad excludendum. Ma del resto Almirante apparteneva a quella cerchia di ideologi del fascismo che aveva prodotto le leggi razziali, istituzionalizzando la discriminazione. Troppo fresca quella ferita, nei decenni seguenti, perché se ne potesse dimenticare il dolore o dissociare dall’infamia chi ne fu responsabile. Per la sua coerenza tenace, molti giovani della destra odierna lo ricordano come un mito, principalmente per le sue doti oratorie. Forse dimenticano, i giovani d’oggi, che quella destra passata da Msi ad Alleanza nazionale, dopo la svolta di Fiuggi voluta da Fini, non esiste più, inghiottita e digerita dalla destra berlusconiana. “La destra mercantile”, per dirla con le parole di un altro fascista mai pentito quale fu Teodoro Buontempo. Io però di Almirante ricordo il suo coraggioso rendere omaggio alla salma di Berlinguer, affrontando una platea ostile, e l’altrettanto coraggiosa accoglienza di Giancarlo Pajetta. Almirante pianse, alla morte del segretario del Partito comunista, lacrime di sincero dolore. E ai funerali volle esserci, in mezzo alla folla, senza onori. Un momento di conciliazione che varrebbe la pena tenere sempre a mente.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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