22 luglio 1942 – Inizia la deportazione degli ebrei dal ghetto di Varsavia
Mettiamola così: questa storia la conosciamo bene. Ci sono stati i film, i documentari, i libri, le testimonianze terribili. Niente di nuovo quindi. Anzi, qualcuno potrebbe anche obiettare che si esagera. In fondo è passato molto tempo. Perchè sembra quasi che gli anni sedimentino l’orrore e dipanano la memoria. Sono cresciuto con le frasi di una canzone bellissima e, nello stesso tempo agghiacciante: “Son morto con altri cento, passato per il camino e adesso sono nel vento”. Ho provato, per anni, a capire l’essenza di quelle parole, ma la canzone di Francesco Guccini aveva bisogno necessariamente delle immagini. Ci dovevi andare ad Auschwitz o a Dachau, dovevi calpestarli con i tuoi piedi quei terreni ispidi e gonfi di silenzio. Così, quando ho visto quelle sale disadorne, quelle docce apparentemente intatte, quel frastuono di occhi che osservavano, solo allora, quando ho visto, ho compreso il vero significato del bambino finito nel vento. C’è un libro, bellissimo, di Luis Sepulveda, “Le rose di Acatama” che si apre con un’introduzione davvero eloquente. Lo scrittore visita Dachau e vede una piccola scritta in un muro. E’ una scritta ebrea. Se la fa tradurre. La scritta dice: “Sono stato qui, ma nessuno racconterà la mia storia”. Sepulveda decide di scrivere i racconti di tutti i dimenticati della terra, dei bambini, delle donne e degli uomini volati nel vento. Il 22 luglio 1942 iniziava la deportazione, da parte dei nazisti, degli ebrei dal ghetto di Varsavia. Sono trascorsi esattamente 73 anni: il vento e la memoria non si sono ancora posati.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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