L’Italia aveva abbandonato la monarchia da venti giorni, col referendum del 2 giugno. Poco più di un anno prima, quel cadavere appeso a testa in giù dalla forca di Piazzale Loreto l’aveva liberata della buffa retorica patriottica del fascismo. Un nuovo Risorgimento soffiava, spingendo via la barbarie della dittatura e la ferocia della guerra. Il comunista Palmiro Togliatti, detto “Il Migliore”, è il ministro della Giustizia del governo guidato dal democristiano Alcide De Gasperi. Tra le emergenze che il suo compito istituzionale lo costringe ad affrontare, l’affollamento delle carceri e la necessità di una pacificazione nazionale dopo il dramma della Guerra civile. Togliatti, cui certo non mancavano personalità e coraggio, li affronta firmando il 22 giugno del 1946 la famosa amnistia che recava il suo nome. Con questo provvedimento, a tutti i fascisti che non si fossero macchiati di reati gravi veniva riconosciuta la libertà. Circa diecimila camicie nere lasciavano così il carcere, molte delle quali senza aver mai rinnegato la loro fede nel duce. Svariati gruppi partigiani, reduci dalla lotta di Liberazione, insorsero contro la decisione, prima di essere affrontati e neutralizzati dalla forza pubblica. Perché Togliatti si avventurò in questa decisione? Probabilmente per dimostrarsi uomo di governo responsabile, lontano dagli estremismi filosovietici che gli americani guardavano con sospetto. Di fatto, questa decisione permise a molti fascisti di recuperare le posizioni di comando già detenute prima della caduta del regime.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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