«Era da molti anni desolata e priva del suo pastore l’antichissima Chiesa di Torres» quando il re Carlo Felice e il papa Pio VII «fissarono i loro sguardi sopra il Canonico-Curato Arnosio» e decisero di comune accordo di “spedirlo” in Sardegna. Non è che allora la Sardegna fosse appetibile come oggi, ma il povero Carlo Tommaso Arnosio, consacrato vescovo l’8 dicembre del 1822, «sottomise gli omeri a quel gravissimo peso» e partì per Sassari circa tre mesi dopo. Il 22 febbraio 1823 sbarcò a Porto Torres, dove venne accolto, manco a dirlo, dagli abitanti della marina che lo supplicarono di costruire una chiesa tutta per loro ché San Gavino era troppo distante e scollegata dal loro piccolo borgo marinaro che era sorto a ridosso della torre Aragonese. Bisogna riconoscere che il vescovo torinese si ambientò presto al clima e soprattutto si integrò perfettamente nell’élite sassarese, divenendo punto di riferimento per il ceto povero col quale si mostrò da subito molto generoso, ma anche distinguendosi per la sua attività a favore dello sviluppo della città di Sassari. Erano gli anni delle grandi opere, gli anni in cui erano giunti a Sassari due funzionari del Genio Civile, il giovane ingegnere Giovanni Antonio Carbonazzi, col compito di progettare e realizzare la Strada Reale che collegava Cagliari a Sassari, arrivando fino al porto di Torres, e l’architetto Giuseppe Cominotti, col quale Monsignor Arnosio formò presto un sodalizio estremamente produttivo. Al Cominotti, infatti, il monsignore di Carignano affidò la progettazione e la realizzazione di quasi tutte le chiese costruite a Sassari e nei paesi vicini in quegli anni. Effettivamente Carlo Tommaso Arnosio aveva preso a cuore la sua missione e curava molto la sua Curia, sia attraverso la vicinanza alla classe povera e diseredata (pare che aiutasse tutte le famiglie dei carcerati e i numerosi poveri che vivevano a Sassari) sia promuovendo l’attività edilizia in città e nel territorio. Territorio che non trascurava neppure fisicamente giacché visitava personalmente i paesi e i centri che ricadevano sotto la sua giurisdizione. Andava spesso a Porto Torres, forse perché la basilica di San Gavino era stata la sede della curia, e non trascurava il borgo dei pescatori. Accogliendo la supplica che questi gli avevano fatto al suo arrivo, decise infatti di far costruire una chiesa tutta per loro. Naturalmente la progettazione e la realizzazione fu affidata a Cominotti. «Sofferir non sapea il cuore di questo insigne Prelato, che una piccola sì, ma eletta porzion del suo gregge mancasse in alcun tempo dei spirituali sussidi: epperò secondando gli impulsi della sua grande carità, e nulla risparmiando di largizioni, e di fatiche, pose la prima pietra nelli 22 febbraio del 1826, giorno anniversario del suo arrivo nel suddetto Porto seguito tre anni prima, e quindi recar fece a compimento le mura di quel Sacro recinto», aveva scritto il Giornale di Cagliari nel documentare la consacrazione della chiesa della Consolata avvenuta il 30 dicembre del 1827, con una cerimonia veramente memorabile. Sì, Carlo Tommaso Arnosio aveva piantato le radici in Sardegna, si sentiva molto legato all’isola e a Sassari, e quando dovette rientrare in Piemonte, per curare una malattia che lo aveva colpito: «Io vado via ma vi lascio il mio cuore», disse mostrandosi molto addolorato, forse intuendo che non sarebbe più tornato in quella che era stata la sua seconda patria. Morì pochi mesi dopo, il 18 agosto 1828, lasciando disposizioni affinché il suo cuore fosse trasportato a Sassari. Nel corso degli anni si perse memoria di queste sua volontà, anche perché le ricerche fatte non avevano dato alcun risultato. Finché lo scorso maggio, durante i lavori di ristrutturazione della cappella del seminario vescovile è stata ritrovata la teca contenente il suo cuore mummificato. Quindi è vero, molti in Sardegna ci hanno lasciato il cuore, e qualcuno addirittura ce l’ha mandato.
Nata quasi a metà del secolo scorso, ha dato un notevole impulso, giovanissima, all'incremento demografico, sfornando tre figli in due anni e mezzo. La maturità la raggiunge a trentasei anni (maturità scientifica, col massimo dei voti) e la laurea...dopo i sessanta e pure con la lode. Nonna duepuntozero di quattro nipotini che adora, ricambiata, coi quali non disdegna di giocare a...pallone, la sua grande passione, insieme al mare.
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