Oggi ricorre l’anniversario della morte di Giovanni Maria Angioy, che finì i suoi giorni a Parigi il 22 febbraio del 1808, rifugiato presso una vedova che lo ospitò durante i lunghi e dolorosi anni dell’esilio in terra francese. Non esiste una tomba sulla quale depositare un fiore, perché dove sia stato sepolto non lo si è mai scoperto. Su Angioy si è detto e scritto molto, senza che peraltro biografi e commentatori siano arrivati ad un verdetto condiviso sulla sua figura.
Per alcuni fu un padre nobile dell’indipendentismo sardo, animato da ideali progressisti sviluppati nel suo intelletto dalla rivoluzione francese e dalle letture degli illuministi del settecento francese, ideali che lo condussero a sposare quella rivoluzione sarda solo abbozzata e a fomentare la rivolta contro i Savoia e l’oppressivo sistema feudale vigente ai tempi in Sardegna, prima di pagare con l’esilio il prezzo della libertà cercata per il suo popolo.
Per altri fu, invece, nulla più che un voltagabbana dall’indole ambigua: prima con i Savoia, poi con i francesi cui chiese vanamente di spazzare via i piemontesi dall’Isola, nel mezzo sospettato di essere il mandante di congiure e trame torbide, quindi abbandonato dai suoi stessi sodali, prima di concludere i suoi giorni da mantenuto della povera Dupont, costretta per giunta a pagare i suoi debiti. Forse Angioy è stato un po’ l’uno e un po’ l’altro.
Sarebbe però doveroso, nella giornata di oggi, che chi insegna storia nelle scuole sarde deviasse dai programmi ministeriali e dedicasse un’ora di lezione per spiegare ai propri alunni chi sia stato Angioy – possibilmente senza stucchevoli agiografie – e per rievocare quel viaggio da un capo all’altro della Sardegna, mentre nell’Isola infuriavano i Vespri e si inseguiva il sogno della libertà.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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