Il 22 dicembre del 1947, dopo un ventennio di fascismo, dopo cinque anni di guerra militare e civile, dopo un referendum per lasciarsi alle spalle anche la monarchia, l’Italia ha finalmente una Costituzione. Anzi, LA, Costituzione. Ancora non è promulgata, ancora non è in vigore, ma è comunque un battesimo. Il 22 dicembre di 68 anni fa, infatti, L’Assemblea Costituente approva, a larghissima maggioranza, la regola fondamentale del nostro “essere l’Italia”. In sessantotto anni abbiamo assistito a dei fenomeni di smottamento più o meno gravi, più o meno profondi. Penso alle stragi, ai tentativi di golpe, alla mafia che fa tutt’uno con il tessuto istituzionale di alcuni pezzi del paese. Ma penso anche a certi tentativi di riforma, al tradimento quotidiano di certi principi, alla difficoltà di affidarsi alle regole che per certi aspetti impronta proprio il nostro modo di “essere Italia”. Penso che dietro la mancata, completa applicazione della Costituzione ci sia la resistenza di quel po’ di fascismo che ci è rimasto nelle vene, quello di certe personalità oscure e di spicco, ma anche il fascismo della folla, il fascismo dell’ignoranza, quello che vediamo scatenarsi ogni giorno contro immigrati, omosessuali e donne che si ribellano. Mi viene da pensare a una bestia che non muore del tutto se non grazie a un lavoro lungo e paziente di consapevolezza da parte dei migliori, quelli che vogliono per sé e i propri figli la cosa più difficile di tutte: un paese civile, un paese normale.
Sulla Costituzione si è scritto tantissimo, e anche in rete è possibile trovare riassunti e resoconti utili a farsi un’idea di cosa sia stato il percorso per arrivare ad averla, e di quale sia il suo valore. Io però vorrei festeggiarla con le parole di Piero Calamandrei, uno dei ragazzi che la Costituzione l’hanno sognata, l’hanno desiderata e alla fine l’hanno scritta e messa al mondo. Sono le parole di un padre: “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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