Non scorderò mai quell’estate trascorsa ad arrostirmi il cervello sotto il sole con le pagine de Quer Pasticciaccio brutto de via Merulana. Non propriamente un giallo da ombrellone. Nei gialli da ombrellone il finale si ricompone, un assassino c’è sempre.
Ma per la filosofa di Gadda, per cui la vita era una matassa di contraddizioni e tormenti, un finale composto non poteva esserci nemmeno per un romanzo giallo. Nemmeno per l’omicidio di Liliana, per quanto potesse fare il commissario Ingravallo. Per vendicarmi della fatica della lettura del Pasticciaccio decisi che, in qualche modo, un colpevole per la morte di Liliana dovevo trovalo. Ricorsi al film dell’adorato Pietro Germi che, nella sua trasposizione cinematografica, un colpevole riuscì a infilarlo.
Pare quasi incredibile che un romanzo così aggrovigliato e una sperimentazione linguistica così esasperata potessero regalare all’autore il successo editoriale che ebbe nel 1957. Un romanzo per il quale Gadda lascia il posto alla Rai, e dopo il quale smetterà completamente di scrivere. “Per favore, lasciatemi nell’ombra”. Gli scrittori di un tempo avevano questo lusso: il potersi permettere di smettere, di chiedere di non essere disturbati, di sparire e morire soli. La voglia di non apparire lo portò a dire: “L’io, io!… il più lurido di tutti i pronomi!… I pronomi! Sono i pidocchi del pensiero.” Niente fu facile, nella vita di Gadda: la morte del fratello, la guerra, il rapporto con la madre. Una personalità per la quale anche un gesto quotidiano poteva essere diventare un garbuglio. Date uno sguardo alla versione Gaddiana della ricetta del risotto alla milanese:
La casseruola (…) riceva degli spicchi o dei minimi pezzi di cipolla tenera e un quarto di ramaiolo di brodo, preferibilmente brodo al foco, e di manzo: e burro lodigiano di classe. Burro, quantum prodest**, udito il numero de’ commensali. Al primo soffriggere di codesto modico apporto butirroso-cipollino, per piccoli reiterati versamenti sarà buttato il riso: a poco a poco, fino a raggiungere un totale di due o tre pugni a persona, secondo appetito prevedibile degli attavolati: né il poco brodo vorrà dare inizio per sé solo a un processo di bollitura del riso: il mestolo (di legno,ora) ci avrà che fare tuttavia: gira e rigira. I chicchi dovranno pertanto rosolarsi e a momenti indurarsi contro il fondo stagnato, ardente, in codesta fase del rituale, mantenendo ognuno la propria «personalità»: non impastarsi e neppure aggrumarsi.
Gadda non farà più ritorno nella sua Milano. Si spegne a Roma, legando il suo nome al palazzo di via Merulana numero 219.
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