Immaginate una donna intenta a scrivere. Non da sola, ma attorniata da tre o quattro maschi con un certo caratterino. Immaginatela impegnata a trovare parole, inserire silenzi, creare personaggi per dei capolavori. Il nome di questa donna lo avete senza dubbio adocchiato in decine di titoli di testa alla tv e al cinema. É Giovanna “Suso” Cecchi D’Amico. È colei che si prende la briga di bloccare Ennio Flaiano durante le riunioni di lavoro perché “sarebbe andato tutto perduto se fosse toccato a lui cavarne il succo»; è lei che, davanti ad un dubbioso Zavattini, inventa il finale per “Ladri di biciclette”, con il tentato furto mdi della bici da parte del povero Antonio Ricci. Sempre lei ci regala la mitica sequenza conclusiva de “Il gattopardo”, quella del ballo nel salone. Quando Monicelli la chiama per la sceneggiatura de “I soliti ignoti”, assiste alle liti dei colleghi Age e Scarpelli. Lei li lascia fare e con Monicelli, pensa solo a scrivere. Pare fosse una di poche parole,Suso, abituata a regalarle per darle agli attori fra i più grandi.
“Rubare è un mestiere impegnativo, ci vuole gente seria, mica come voi! Voi, al massimo…potete andare a lavorare” ( Mastroianni, I soliti ignoti).
Tra questi grandi, Anna Magnani la sceglie come amica.
Quando muore nel 2010, i rappresentanti delle istituzioni culturali e non, a parte Veltroni, non si presentano ai funerali. Non c’è Bondi ministro, non c’è Alemanno sindaco. Così si scrisse su Dagospia a commento del fatto:
Siamo in tempi di tagli economici alla cultura. Ma un’ora spesa per dire addio a Suso Cecchi d’Amico, alla ricchissima eredità che lascia all’Italia e alle future generazioni di nostri cineasti e intellettuali, no, non costa mezzo euro. Costa solo in intelligenza, riguardo, attenzione. In una parola, costa in cultura. Ma per poterla spendere è indispensabile possederla.
Già, cultura. E che volete che c’entrino, Alemanno e Bondi…
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