2 dicembre 1973. Era domenica. Ed io mi sentivo una persona importante. Avevo 14 anni e li vivevo tutti per la mia Graziella. Intesa come bicicletta. Quel giorno saremmo diventati, io e la Graziella, dei protagonisti. Se ne sarebbe parlato per mesi, per anni, per decenni forse, di quella prima volta. Inaspettata e, allo stesso tempo curiosa. Curiosissima. Nasceva la domenica vietata alle auto. Una rivoluzione. Per strada solo gente a piedi e in bicicletta. Ragazzini che sfrecciavano sulle lingue d’asfalto. Via XX settembre, ad Alghero, una lunghissima pista per biciclette. Un silenzio bellissimo, dolcissimo, intenso. Solo il fruscio delle ruote silenti e colorate. C’eravamo dati appuntamento la mattina molto presto. Da Porta Terra al Lungomare, fino a Fertilia e ritorno. Facemmo una gara con una certa paura: magari, da qualche parte, un’auto sarebbe spuntata. Figuriamoci se in Italia i furbi non si sarebbero inventati qualcosa. Ed invece niente. Alghero pareva un luogo dolcemente spettrale. Così come tutte le altre città d’Italia. Ricordo i telegiornali che passarono le immagini di Roma, Milano, Napoli. Alla fine della giornata si registrarono “solo” 971 violazioni tra auto e moto. L’Italia, per un giorno, divenne un immenso monumento all’ossigeno. Poi arrivarono le targhe alterne ed i vari permessi. Non ce la facemmo a resistere. Come sarebbe bello se almeno per una domenica all’anno ritornassero tra le strade della nostra città solo le biciclette. Io e la mia Graziella ormai arrugginiti ed invecchiati potremmo correre alla ricerca di una piccola felicità perduta, tra una città muta e silenziosa. Almeno per un giorno.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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