Ieri scorrevo la pagina di Repubblica.it alla ricerca di idee per il “Bunker” di oggi. È un giochino fin troppo facile. Le notizie non mancano e i giornali, sempre in cerca di click, le mettono in bella mostra come triglie fresche sul banco del Mercato di San Benedetto (chi non conosce Cagliari non può capire). Paradossalmente il giochino diventa più difficile proprio a causa dell’abbondanza di materiali: dal ragazzo che ammazza i genitori alla ragazza che difende il tipo che la voleva uccidere, dalla donna che tenta di avvelenare la figlia di tre anni allo scandalo sulle emissioni truccate, ai fratelli Occhionero, a una caterva di altri fatti più o meno rilevanti e agghiaccianti.
Ma a un certo punto l’occhio mi si è fermato sulla notizia dei sette fascisti arrestati (tre minorenni) per aver pestato e tentato di ammazzare un ragazzo di sedici anni, a Roma, il 14 ottobre scorso. Colpito al volto e alla testa con calci e colpi di casco, accoltellato due volte, il ragazzo si era salvato, per sua fortuna. I sette appartengono tutti al Fronte della Gioventù.
C’è chi dice che il fascismo e l’antifascismo sono cose obsolete. Forse è vero. Nel senso che potremmo anche decidere di cambiare linguaggio, di aggiornare il lessico, di distinguere tra Mussolini-personaggio storico e Mussolini-simbolo, tra Partigiani e ANPI, tra ideologia e semplice ignoranza.
Però molta gente li cerca ancora certi simboli, per riunirsi, e sotto quei simboli si organizza, fa politica, comunica, agisce e pesta a sangue. E quegli stessi simboli, e l’oscurità da essi evocata, attirano a sprazzi anche altre persone, che augurano lo Zyklon-B a Bello Figo, o la morte in mare ai migranti, o sbeffeggiano un senegalese ucciso da una macchina mentre va a lavorare, eccetera eccetera eccetera.
Ecco, il bunker è importante, e ognuno di voi dovrebbe seriamente pensare a costruirsene uno. Ma quando leggo certe notizie, io il bunker lo vedo più come una sezione in cui riunirsi al sicuro, giusto il tempo di organizzare le idee e raccogliere le forze, per poi uscire, affinché lo Zyklon-B e i manganelli restino confinati negli incubi e nella memoria di noi tutti, o nei deliri di qualche imbecille.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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