Succede che chi prima arriva, alla macchinetta del caffè dell’ufficio pubblico, offre agli altri che arrivano dopo. Vuoi mettere stare lì a togliere la chiavetta e rimetterla ciascuno? Non si fa, perlomeno, in Sardegna proprio non è ammesso, non è socialmente accettato. Quindi tutti a servirsi dalla chiavetta di quello che è arrivato per primo. In Sardegna, la gara a chi offre il caffè, è ancora d’uso comune. Non è solo un vezzo antico, ma ha un significato sociale importante. E’ un dono. Ci siamo mai chiesti il vero significato della Befana oltre quello religioso dei Tre Magi che portano doni? Ebbene, il dono è il vero significato della Befana, ma perché, in realtà, ha una sua importanza antropologica. L’antropologo francese Marcel Mauss aveva compreso che nelle società tradizionali rivestiva una grande importanza l’uso del dono. Sull’uso del dono e della fiducia sociale che ne derivava si fondavano molte società tradizionali. Il pensatore ungherese Karl Polanyi considerava l’economia divisa in tre componenti: il mercato, la redistribuzione (come può essere il sistema pensionistico, basato sul principio di solidarietà) e la reciprocità, di cui il dono era l’istituto fondamentale. Polanyi, nel periodo compreso tra le due guerre, spiegava che il mercato stava diventando preponderante rispetto alle altre componenti, e che questo avrebbe comportato una grande trasformazione della società umana sempre più dipendente dei meccanismi produzione e consumo. Tutto questo avrebbe ridotto gli esseri umani a merce, con rischi gravi per il destino dell’umanità. Polanyi sosteneva che il dono non è una istituzione da relegare ai tempi andati, ma bensì una componente umana ancora attuale e recuperabile. Una componente umana, tuttavia, sempre più offuscata e schiacciata dalla modernità e dalle trasformazioni sociali. Quindi l’atto del donare non è un semplice vezzo, un’usanza fine a se stessa, una gentilezza da restituire, ma una vera e propria componente sociale su cui si fondano le relazioni tra le persone. Tuttavia, la predominanza del mercato, ormai, si è impadronita del dono. Oggi il dono, infatti, segue le logiche del mercato: è il mercato che detta i tempi e i modi del dono, come nel periodo natalizio, e dello spirito originario di reciprocità e di fiducia è rimasto ben poco. Siamo nella mani della Befana, o di Babbo Natale, verrebbe da dire. O di una macchinetta del caffè nell’ufficio pubblico. Siamo nelle mani dei sardi che, a dispetto della fama di individualisti che si sono, più o meno immeritatamente, guadagnati, usano fare ancora a gara a chi offre prima. Il caffè lo pago io. No questa volta tocca a me. Non ti azzardare. Allora alla prossima. Alla prossima, amico mio.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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