L’Atollo corallino di Mururoa, nella Polinesia francese, situato un migliaio di km a sud-est di Tahiti, per un trentennio è stato il teatro degli esperimenti nucleari francesi. Un anfratto di mondo paesaggisticamente incantevole, è stato sventrato, violentato, lacerato e sbudellato dai 179 esperimenti nucleari (di cui 41 atmosferici e 138 sotterranei) che la Francia vi ha compiuto per un trentennio. Dal 1966 al 1996 ha utilizzato, unitamente agli Stati Uniti con gli esperimenti nelle Isole Marshall, il suo ambiente e i suoi abitanti come materiale da laboratorio e cavie. Tanto che, ancora oggi, le due potenze preferiscono che su quegli esperimenti cali il silenzio. L’ufficialità della designazione quale “Sito per test nucleari dalla Francia” venne data il 21 settembre 1962 e ad essa seguì la costruzione di numerose infrastrutture atte alle sperimentazioni.
Il primo test, nome in codice Aldebaran, datato 2 luglio 1966 fa esplodere una bomba nucleare ancora più potente della bomba all’uranio sganciata su Hiroshima. Secondo le dichiarazioni di Greenpeace tutta l’acqua della laguna venne risucchiata dall’esplosione, il cielo restituì una pioggia di pesci e molluschi morti. Due anni dopo, un’altra esplosione: una bomba H con potenza ancora superiore.
Le numerose le polemiche e le pressioni internazionali, fecero sì che la Francia mettesse un punto finale alle sperimentazioni atmosferiche e allora pensò bene di passare a quelle sotterranee. Il suolo venne trivellato, furono create cavità atte a custodire, come un enorme e grottesco utero, il materiale nucleare da far detonare. Pratica forse anche più grave perché le radiazioni intrappolate nel sottosuolo erano a rischio di fuoriuscita, con conseguente contaminazione dell’oceano e degli atolli limitrofi.
Nei primi anni del 2000, un gruppo di ricercatori dell’Istituto nazionale della Sanità e della Ricerca medica, individuò uno stretto legame tra gli esperimenti nucleari realizzati dalla Francia e l’incidenza del cancro alla tiroide nella zona dell’atollo.
E mentre scrivo degli esperimenti nucleari francesi, l’associazione di idee con l’attività che si svolge ormai da decenni attorno ai Poligoni sardi è immediata. Il pensiero va ai tanti agnelli deformi, a Perdasdefogu, a Quirra, alle tiroidi andate a puttane, a Teulada, a Capo Frasca, al moltiplicarsi delle leucemie, alle enormi nuvole bianche e nere – raccontate dai militari – che oscuravano il sole dopo le esercitazioni, al rifugiarsi dei soldati dentro i camion per evitare di respirare quelle polveri, ai numerosi casi di tumore prima messi in relazione con l’uranio impoverito e dal quale poi sono stati abilmente a inspiegabilmente scagionati.
I test nucleari francesi sono stati sospesi ormai da tempo e, ancora oggi, il governo ha ottime ragioni per evitare che la storia torni a galla, non a caso i crimini contro l’umanità sono imprescrittibili. Tutti zitti, quindi.
In Sardegna, invece, le esercitazioni militari non si sono mai fermate.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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