Da grande voglio fare l’astronauta.
Chissà se questa risposta l’avevano mai data Frank Borman, Jim Lovell e Bill Anders da bambini.
E’ il sogno nel cassetto per moltissimi pargoletti e poi nel cassetto ci rimane tutta la vita, perché una realtà più prosaica solitamente lo sovrascrive con altre professioni.
Ma quei tre astronauti lo sono diventati davvero.
Componevano l’equipaggio dell’Apollo 8 che quel sabato 21 dicembre 1968 ha compiuto la circumnavigazione della luna: la prima volta in cui degli uomini si erano avvicinati così tanto al pianeta.
Ci girarono intorno per ben 10 volte leggendo, durante una pionieristica diretta televisiva, passi della Genesi dalla Bibbia.
Ma la straordinarietà della missione, oltre che dall’incredibile vicinanza alla luna, è data da una foto inattesa diventata poi l’emblema del viaggio spaziale.
Uno spettacolo imprevisto si è presentato agli occhi dell’equipaggio, mentre la navicella si accingeva a ricomparire dal lato nascosto della luna, tra il quarto e quinto giro: la terra si mostrò nella sua grandiosa alba.
In quel momento l’equipaggio era sparpagliato all’interno del veicolo: il comandante Borman si accingeva ad avviare la rotazione della navicella, Lovell misurava l’angolo di elevazione con un sestante e Bill Anders, nel suo sedile accanto al finestrino, scattava fotografie con una macchina dotata di un teleobiettivo da 250 mm.
Ad un tratto eccola: la terra sorgeva maestosa dal buio.
Non che nelle precedenti rotazioni non fosse accaduto ma agli astronauti, probabilmente distratti, quella visione mozzafiato era sfuggita.
Anders esclama:
– Oddio, guardate laggiù! C’è la Terra che sorge. Wow, quant’è bella! – e si prepara veloce per fotografarla.
Il comandante lo esorta a lasciar perdere, ricordandogli che non è nel programma. I momenti che seguono sono concitati, fra i click dell’otturatore e la ricerca veloce di un rullino a colori per esterni.
Di quella prima circumnavigazione della Luna non restano le notizie del virus che devastò, con vomiti e diarrea, gli astronauti. E nemmeno dei finestrini che ebbero delle perdite a causa di un sigillante difettoso, provocando delle raccolte di acqua all’interno della navicella.
E neanche dell’errore di Lovell che eliminò parte della memoria del computer, determinando un’errata percezione al sistema di misurazione della posizione come si trovasse ancora sulla rampa di lancio.
Di quella prima circumnavigazione ci rimane lo stato d’animo di tre astronauti che, guardando dall’oblò di una navicella, vedono per la prima volta il loro pianeta dallo spazio.
Un sentimento di cui faranno dono all’umanità, imprimendolo in una pellicola a colori per esterni
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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