Sono cresciuto con la gag del signore che vuole intingere il suo cornetto nel cappuccino di qualcuno chiedendo semplicemente “Posso?” Quella faccia e quei capelli arruffati erano di un piccolo genio – probabilmente poco osannato – inventore di tantissimi personaggi e bravo nell’analizzare i modi di essere semplicemente e gustosamente italiani. Nanni Loy, sardissimo di Cagliari era nato il 23 ottobre 1925 e avrebbe compiuto fra qualche mese novant’anni. Se ne è andato a Fregene il 21 agosto 1995, a soli 70 anni e con molte cose da raccontare. Il suo specchio segreto” o il suo “viaggio in seconda classe” rimangono un bell’esempio di sociologia televisiva come mai più si è fatta con quella professionalità e quella bravura. E’ stato anche un grandissimo regista, capace di tirare fuori un capolavoro assoluto come “Audace colpo dei soliti ignoti” (1959) sequel del film di Monicelli e soprattutto “Le quattro giornate di Napoli” che gli valse il nastro d’argento nel 1963. Però io lo ricordo per un altro bellissimo e struggente film, probabilmente uno dei più intensi, dei più veri, magistralmente interpretato da Alberto Sordi: “Detenuto in attesa di giudizio” del 1971. Da quel film, in qualche maniera, dipese anche il mio piccolo futuro. Ne restai incantato e sconvolto. Era uno spaccato di una giustizia che speravo superata. Ma, in molti casi, negli anni, mi resi conto che quel film, sotto alcuni aspetti, era ancora attuale. Nanni Loy è stato anche il regista di Amici miei atto III, di “Cafè express”, con il grandissimo Nino Manfredi e del magistrale “Mi manda Picone” che divenne, negli anni, un modo di dire di tutti gli italiani. Ecco, io ho voluto molto bene a Nanni Loy. Lo ringrazio per quelle gag, per quel cornetto, per quello squinternato viaggio in seconda classe alla ricerca dei veri italiani. Come lui, uomo curioso e solido. Buon viaggio Nanni.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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