Il furto perfetto. O quasi. Il furto bellissimo. Per amore. E in amore e in guerra tutto è concesso. La storia del furto della Gioconda è uno di quei racconti che ogni giallista che si rispetti vorrebbe poter inventare. Perché possiamo girarla come vogliamo, ma sorridere dei “francesi che si incazzano, che le palle ancora gli girano” è uno dei passatempi di molti italiani. Si partiva da un concetto divenuto negli anni leggenda popolare: tutto ciò che di italiano si trovava in Francia lo aveva saccheggiato Napoleone. Come la Gioconda. Messa così la storia potrebbe funzionare. A schiaffo, schiaffo e mezzo, con buona pace per il cattolico “porgi l’altra guancia” ci si deve occupare di recuperare il maltolto. La Gioconda, Mona Lisa, lo sguardo oltre l’infinito, la donna misteriosa, il genio di Leonardo, quel sorriso che sembra non esistere e che riesce a catalizzare tutti gli sguardi del mondo. Un’opera perfetta. Forse neppure troppo amata dall’autore. Chissà. Perché, in realtà, è proprio Leonardo a portare la Gioconda in Francia e Napoleone non centrava, almeno in questo caso, proprio nulla. Vincenzo Peruggia, evidentemente, non la pensava in quel modo e doveva, per forza, far girare le palle ai francesi e quel furto lo tentò per davvero. Era il 21 agosto del 1911. Peruggia, assunto da una ditta di pulizie, in Francia, dove era emigrato, venne mandato con altri operai al Museo del Louvre per pulire i quadri. La mattina del 21 agosto 1911 arrotolò il capolavoro di Leonardo e lo portò con se, avvolgendolo ad una giacca. Facile come bere un bicchiere d’acqua. Almeno a quei tempi. Il furto, scoperto la mattina destò chiaramente sgomento e rabbia (e i francesi che si incazzano…) e ci furono anche degli arresti, chiaramente sbagliati. Solo dopo due anni venne appurato che Peruggia era l’autore del furto in quanto propose la vendita della Gioconda ad un collezionista d’arte fiorentino con la promessa che il quadro rimanesse in Italia. Scoperto, l’autore del furto venne condannato ad un anno e quindici giorni. La pena du poi ridotta a sette mesi e otto giorni. Il tribunale italiano “comprese” le motivazioni del furto e decise di “graziare” il buon Vincenzo Peruggia che morì, a causa di un infarto nel 1925, in Francia dove nel frattempo era rientrato, stabilendosi alla periferia di Parigi. Il furto perfetto. Patriottico. Quello per amore, troppo difficile da pensare, troppo semplice da eseguire. La Gioconda, se volete, la ritrovate al Louvre, blindatissima, dove è praticamente impossibile riuscire a rubarla. Ha sempre quello strano ed enigmatico sorriso che ricorda la vecchia canzone di Paolo Conte “… e i francesi che si incazzano… che le palle ancor gli girano….
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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