Io non mi scandalizzerò se Berlusconi dovesse diventare Presidente della Repubblica. Guardo le ultime vicende politiche di Olbia, traggo le conclusioni e mi rendo conto che si tratta di una prospettiva plausibile.
Per vent’anni Berlusconi e più è stato l’uomo più potente d’Italia e ha rappresentato la maggioranza degli italiani: si può discutere all’infinito sui suoi metodi, su certe relazioni pericolose, sull’origine delle sue fortune, come fece Peppino Fiori. Ma il dato di fatto è che la maggior parte dell’elettorato – anche quello sardo – si è sentita rappresentata da lui e, piaccia o no, la democrazia funziona con i numeri. L’Italia di ispirazione berlusconiana non si alimenta con i princìpi, ma guarda alle condizioni del momento e interpreta la dialettica politica come una guerra che si combatte senza fare prigionieri. Ne abbiamo avuto un recente esempio in Sardegna, a Olbia, con la rimozione del biologo Augusto Navone dalla carica di Consigliere comunale.
Per vent’anni e oltre ci siamo chiesti come si potessero conciliare con la democrazia i palesi conflitti di interesse di Silvio Berlusconi, editore e poi arrembante politico. Non abbiamo avuto risposta, tanto è vero che ora Berlusconi ce lo ritroviamo papabile Capo dello Stato. Per vent’anni abbiamo sentito la contraerea del centrodestra asserire che questa incompatibilità non esisteva ed era, semplicemente, un’invenzione per ostacolare il suo leader partorita dalle sinistre a corto di validi argomenti. Negli ultimi giorni, però, abbiamo scoperto che esiste in Sardegna un centrodestra di matrice forzista molto sensibile ad incompatibilità e conflitti di interessi.
Olbia, a ottobre, ha eletto per la quarta volta sindaco Settimo Nizzi, forse il più berlusconiano tra i politici sardi. Tutti sanno che fu lo stesso Berlusconi, fortuitamente, ad indicare la via delle Istituzioni a quello sconosciuto ortopedico quarantenne, presentatosi a Villa Certosa solo perché il medico “titolare” (Pietro Giagheddu, se non ricordo male) era quel giorno fuori sede. Era il 1997. Pochi mesi dopo Nizzi approfittò del solito suicidio della sinistre e per la prima volta conquistò il palazzo comunale.
In questi venticinque anni Nizzi è stato sindaco per quattro volte, consigliere regionale, deputato, presidente del Consorzio industriale di Olbia e contemporaneamente consigliere comunale di minoranza, presidente della società di gestione del porto Sinergest, presidente della municipalizzata Gallura Sviluppo. Facciamolo anzi dire all’interessato. Nell’agosto del 2017, Nizzi nominò Nizzi al comitato dell’autorità portuale e così spiegò la scelta a La Nuova Sardegna, parlando di sé in terza persona come Cesare nel De bello Gallico: «Il sindaco di Olbia ha tutte le caratteristiche tecniche e professionali per far parte dell’Autorità portuale – spiega –. Nessuno ha i suoi stessi requisiti. 11 anni presidente della Sinergest; 5 presidente del Consorzio industriale; 4 anni all’Area marina protetta. Senza calcolare 7 anni da sindaco e l’essere stato membro della commissione Trasporti della Camera».Alle ultime elezioni, il rivale di Settimo Nizzi è stato Augusto Navone, biologo di area socialista, molto conosciuto in città. Ha perso più che onorevolmente, guadagnando il 48 per cento dei consensi dell’elettorato olbiese. Nizzi non ha avuto parole ecumeniche, dopo la vittoria, rimproverando al suo avversario presunte scorrettezze commesse durante la campagna. Navone è direttore dell’Area Marina Protetta di Tavolara-Capo Coda Cavallo. Non è una nomina politica, perché Navone è un biologo con competenze tecnico-professionali pienamente coerenti con l’incarico. Ma essendo il Comune di Olbia parte del comitato di gestione del Parco, ecco che si è presentato il problema di una possibile incompatibilità tra la carica politica e quella di guida tecnica dell’area marina. Conflitto che sarebbe certo stato insanabile se Navone fosse diventato sindaco. Ma siccome Navone le elezioni le ha perse e sarebbe semplicemente stato un consigliere di minoranza, la questione pareva irrilevante e praticamente ininfluente il suo duplice ruolo.
Invece questa incompatibilità è arrivata all’attenzione dell’ufficio legale del Comune, che ha rinviato la decisione al Consiglio comunale. Dettaglio, quest’ultimo, che dettaglio non è affatto: certifica che quanto accaduto dopo è stato dettato da scelta politica.
La pronuncia è arrivata il 14 dicembre: col voto della maggioranza, Navone è stato dichiarato decaduto. “Ci dispiace, ma abbiamo dovuto far rispettare la legge” ha commentato Maria Antonietta Cossu, portavoce della squadra di Nizzi. Navone, ricordiamolo ancora, rappresenta quasi la metà dell’elettorato olbiese, ma i rappresentanti dell’altra metà dell’elettorato hanno stabilito che dal Consiglio dovesse essere rimosso. Morale finale: la decadenza dal Consiglio comunale di Augusto Navone dimostra perché non sarà il caso di meravigliarci se Berlusconi dovesse diventare Presidente della Repubblica.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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