Proprio quando la Apple presentava il nuovo iMac G5, l’ennesimo miracolo di Cupertino, un computer con l’hardware tutto bello schiaffato dietro al monitor, tanto da essere considerato il computer-desktop più sottile al mondo e mentre Windows annunciava una falsa partenza del successore di XP (verrà riazzerato tutto, compreso il nome e la presentazione ufficiale avverrà poi nel 2007 con Vista), nell’ottobre del 2004 nasce la prima release di Ubuntu “una nuova e rivoluzionaria versione di Linux” presentata dal gruppo di sviluppatori di Mark Shuttleworth. Vuole essere un «Linux per gli esseri umani», contraddistinguendosi per la semplicità d’uso e non solo destinato a nerd smanettoni, tenendo comunque fede ai princìpi che contraddistinguono la famiglia di sistemi operativi Linux: – gratuità delle distribuzioni, mentre a pagamento si forniscono le consulenze alle aziende, ad esempio – codice sorgente aperto e accessibile e modificabile per tutti i miglioramenti del software. Per intenderci, molte aziende utilizzano Linux tra cui anche il nostro santo Google, patrono delle risposte pronte. L’alternativa alla eterna lotta tra Mac e Pc è un terzo che non si sa se gode ma che sicuramente ha tutta una sua filosofia interessante.
Prima chiariamo i ruoli per Ubuntu e Linux che da alcune parti senti dire che Ubuntu è una specie di figlio che rinnega papà Linux e cose così La risposta ufficiale è «Sono la stessa cosa! O meglio: Linux è un termine generico che descrive tutti i sistemi operativi di un certo tipo, quelli composti in tutto o per la maggior parte da software libero, mentre Ubuntu, Mint, Fedora sono per l’appunto esempi di sistemi operativi che ricadono nella categoria “Linux” (altresì noti in gergo tecnico come “distribuzioni”). Per fare una analogia (molto semplificata e non pienamente corretta), “Linux” equivale ad “automobile sportiva” mentre Ubuntu, Mint e Fedora sono Ferrari, Lamborghini e Porsche.» (vedi linux.org) La filosofia dicevamo. Per capirla partiamo da un uomo e dal laboratorio ove questi lavora: Richard Stallman era un incrocio tra un freak e un nerd, lavorava in un laboratorio di intelligenza artificiale al MIT. Negli anni ’70 i software erano privi di licenza e i codici venivano scambiati liberamente tra sviluppatori, un po’ come quando ci si scambiano le ricette di cucina e vengono dati anche i consigli, gli errori da evitare e le personalizzazioni etc. Tutto questo perché gli informatici non avevano alcun obbligo di non divulgare i “codici sorgente” dei software. Succede poi che negli anni ’80 qualcosa cambia, arriva il “software proprietario” (o privato o closed source) la cui licenza permette a chi lo acquista di usufruirne ma non può in alcun modo modificarne l’architettura. Un po’ come per gli ingredienti inviolabili e segretissimi della Coca-Cola con la differenza che se aggiungete del rum alla bevanda nessuno vi picchia forte o forse solo vostra moglie. Quindi Stallman la piglia come una questione personale. Tra i software che cambiano rotta, anche il portabilissimo Unix, un tradimento! È come se Mia Khalifa deludesse i suoi fan e decidesse di ritirarsi a vita priv… ah già!
Per Stallman è importante che gli scambi tra nerd continuino e continui soprattutto l’accesso al codice affinché ciascuno possa dare un proprio contributo a migliorare il software. Decide così di creare il sistema GNU (GNU’s not Unix) prendendo formalmente le distanze dal software Unix pur derivando da esso. E talmente vuole che la filosofia del libero e accessibile venga portata avanti che stila una vera e propria licenza copyleft la GNU General Public License in cui si chiede di portare avanti il software originario, modificandolo, migliorandolo e ridistribuendolo ma sempre con la stessa licenza e la stessa regola di non farlo diventare privato e chiuso. Nel frattempo un altro cervelloide finlandese dal nome e l’aspetto puccioso Linus Torvalds, lavora al sistema operativo chiamato Linux che per poter “girare” si appoggia a un Unix. Ma anche a lui va stretta la licenza che in questo caso permette l’uso del software ai soli fini didattici, vorrebbe ampliarne l’uso e succede così che per permettere al suo Linux di poter girare liberamente anche fuori dalle scuole, si appoggi questa volta al sistema GNU, adottando quindi la licenza GPL e aderendo alla filosofia del “libero scambio, libero accesso, libera condivisione e libera modifica”
La condivisione! Quante volte si è usato il termine e quante volte abbiamo premuto quel tasto sui social, magari senza immaginare che in realtà ci fosse un significato ben più profondo. E chissà quanti di quei siti che visitate, sono vestiti da pinguino (Tux, il pinguino è la mascotte e logo di Linux) senza che lo sappiate necessariamente, perché in effetti se c’è un motivo per cui qualcuno decide di optare per Linux è la sicurezza Non che non esistano virus o worm per questo sistema operativo, semplicemente diventa più complicato per questi cattivoni fare danni. E non solo per il discorso che l’utenza non è diffusa come per il Pc o il Mac, anche se è un buon motivo anche questo.
Principalmente è perché tutto è controllato dalla A alla Z, volete un programma per il fotoritocco? In genere “acquistate” (ah ah ah) Photoshop e lo “acquistate” (ah ah ah) da siti diversi e quasi mai da Adobe vero? E magari per usarlo dopo l’acquisto avete necessità di crackarlo. Quindi un virus può tranquillamente nascondersi nel programma scaricato o nel crack. Con Linux niente di tutto ciò, visto che anche i software sono liberi, non è necessario aggirare le protezioni del programma, visto che non ne ha! Inoltre per qualsiasi aggiornamento ci si basa su un archivio di dati (repository) e solo da lì si scaricano programmi e relativi aggiornamenti, quindi da un “luogo” ufficiale e controllato dagli sviluppatori stessi.
Io nel fare gli auguri a Ubuntu, gli auguro una lunga vita a lui e ai suoi familiari, lo guardo sempre con molta simpatia e rispetto e tempo fa sul mio G3 riuscii a installare Xubuntu perché il sistema operativo della Apple ormai rantolava e avevo bisogno di qualcosa di più leggero (se sono riuscita io a installarlo lo può fare chiunque), mi piacerebbe che prendesse sempre più piede come alternativa anche nei mobile. Soprattutto per quella filosofia da cui è nato tutto, quella stessa filosofia che ha permesso ai nostri nonni di scambiarsi le ricette e grazie ai quali tutti possiamo farci una carbonara e magari modificandone qualche ingrediente. Però col guanciale eh?!
Sparo pixel alla rinfusa, del resto sono nata sotto un palindromo (17-1-71), non potevo che essere tutto e il contrario di tutto. Su una cosa però non mi contraddico «Quando mangio, bevo acqua. Quando bevo, bevo vino» (cit. un alpino)
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