Provate ad ascoltare “Monna Lisa” del grandissimo Ivan Graziani e capirete quanta bellezza c’è dentro un quadro piccolo e apparentemente insignificante. Passate al Louvre e vi troverete dentro una stanza enorme, dove La Gioconda sembra un’esile dipinto, quasi insignificante, tra le grandissime tele presenti. Saranno i turisti a farvi capire che siete davanti all’icona più amata, più fotografata, più venerata, più clonata della storia. Leonardo Da Vinci, chiaramente, tutto questo non lo sa e non immaginava che quella figura piuttosto esile, quel piccolo dipinto, avrebbe creato tutto questo trambusto compreso il furto, mirabile, accaduto la notte del 20 agosto 1911. Un italiano, Vincenzo Peruggia, ex impiegato al museo del Louvre, decide di portarsi via quella tela che lui riteneva del suo paese d’origine e che, quindi, poco c’entrava con la Francia e i transalpini. La rubò in maniera abbastanza semplice (probabilmente oggi sarebbe impossibile) forse per reale amor patrio o forse, più semplicemente, per contemplarne, da vicino, il suo enigmatico sorriso. Chissà. Però, a me questa cosa è sempre piaciuta. Non ho mai ben capito quale sia stata la ragione di Peruggia ma, più che un furto, si è trattato di un momento sublime tra lui e la Monna Lisa. Fu un furto che ebbe un grande riscontro mediatico, visti i tempi e la mancanza di internet. Fu, probabilmente, un grande atto d’amore. In fondo i francesi per noi sono sempre quelli che “si incazzano e che le palle ancor gli girano”, non solo perché Bartali vinse il Tour de France, ma anche e soprattutto perché Leonardo è comunque un genio italiano. E lo sarà per sempre.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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