Quel settembre dolce e forte, gonfio di scirocco e speranza. Quel 2 settembre del 1990 si decise di dire basta al cancro che stava devastando la dignità delle persone. Siamo a Capo d’Orlando, un paesino gonfio di mare in provincia di Messina. Dei piccoli commercianti, tra cui Tano Grasso, Francesco Signorino e Sarino Damiano decidono una cosa normale ma rivoluzionaria: dire no al racket mafioso costituendo la prima associazione antiracket in Italia. Quell’idea che nasce per la prima volta dentro un’isola dove il silenzio è la colonna sonora da sempre è legata alla solidarietà, al non sentirsi soli, isolati che: “ costituisce il punto di maggiore debolezza per la vittima e di maggiore forza per il mafioso”. Il comitato raggiunge subito alcuni risultati: molti commercianti cominciano a denunciare le estorsioni e grazie a questa risposta si arriva alla costituzione di un’associazione, la ACIO (Associazione Commercianti e Imprenditori Orlandini) che si costituirà parte civile nel famoso processo di Patti, un processo che accende i riflettori su un “cancro” con il quale si continuava sopravvivere da sempre. Nell’autunno del 1991 quegli imprenditori con le loro facce e le loro parole si presentano in un’aula del tribunale e accusano i loro estorsori. Non era mai accaduto. Questi imprenditori sgretolano, in un attimo, il muro di omertà e decretano l’inizio di una lotta certamente difficile ma necessaria. Sono storie di uomini coraggiosi, eroi del nostro tempo a volte dimenticati come Sarino Damiano, pescatore e ristoratore che per 11 anni ha vissuto con la scorta. Quando qualcuno gli ricorda che è stato un eroe, lui risponde che quella denuncia faceva parte solo ed esclusivamente del suo dovere. Ecco, di queste persone, di queste schiene dritte abbiamo bisogno in giorni dispari come questi. Il 2 settembre 1990 è stato il punto di partenza. Dobbiamo continuare sulla strada cominciata a Capo d’Orlando perchè il silenzio complice costruisce mondi invivibili.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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