Ci sono verità che vengono legate e imbavagliate. Ci sono storie ostaggio del silenzio. Ci sono vicende che è necessario riesumare. Questo post è dedicato a una di quelle.
«Volpe 132 a Elmas, mi sentite? Passo». «Avanti Volpe 132, vi sentiamo forte e chiaro. Qual è la vostra posizione?». «Sorvoliamo Capo Carbonara, fra qualche istante saremo sull’obiettivo a Capo Ferrato». «Volpe 132, quale obiettivo?». «Volpe 132, mi sentite? Passo. Volpe 132, mi sentite? Qual è la vostra posizione?».
Sono le 19.15 quando l’elicottero Volpe 132 della Guardia di Finanza ha l’ultimo contatto radio con la base: alle 19.18 scompare dagli schermi radar. Per oltre 40 minuti c’è un silenzio ingiustificato nella sala operativa di Cagliari. Il velivolo era decollato alle 18.45 dalla base di Elmas e, dopo una mezz’ora dalla sua partenza, aveva compiuto una virata a 360 gradi, contattando la centrale e riferendo di aver individuato un possibile obiettivo. I due militari si erano tenuti vaghi nelle comunicazioni per timore di intercettazioni. Anche quella virata, apparentemente estranea al piano di volo, probabilmente aveva la stessa funzione.
L’elicottero scompare, i corpi dei piloti Gianfranco Deriu e Fabrizio Sedda non verranno mai recuperati e del velivolo, inghiottito dal nulla, non verranno rinvenute tracce.
Nel frattempo, proprio intorno alle 19.15, Giovanni Utzeri, Luigi Marini, Antonio Cuccu e Giuseppe Zuncheddu, quattro testimoni oculari che si trovavano davanti al Poligono di Feraxi, dichiarano di aver visto un elicottero esplodere e cadere in mare. Poco tempo dopo ritratteranno le dichiarazioni rilasciate impulsivamente dopo la tragedia.
Perché i testimoni rimangiano le loro dichiarazioni?
In seguito solo Luigi Marini metterà per iscritto, davanti a una commissione d’inchiesta, alcune affermazioni rese il giorno dell’incidente: “La sera del 2 marzo 1994, intorno alle 19:15/:25, mentre pescavo sul fiume Picocca, ho sentito un rumore di motori in lontananza e, scrutando il cielo, ho cercato di capire da dove venisse. In quell’attimo, in direzione di Capo Ferrato, sul lato sinistro, guardando il mare, ho visto un fascio di luce salire dal basso verso l’alto e subito ricadere verso il basso. Da quel momento il rumore è cessato”.
Cosa c’era “in basso” all’origine della luce? E, soprattutto, quella luce era un missile terra aria?
Alla fonda, da tre giorni, stazionava Lucina una nave porta-container di proprietà di Massimo Cellino. E il mattino seguente, quel mercantile, la cui linea di galleggiamento si abbassava notte dopo notte, era scomparso.
Circa una settimana dopo la tragedia, in un hangar di Oristano viene denunciato il furto di un elicottero (gestito da una società fantasma con sede a Roma in uno stabile del ministero dell’Interno) tale e quale a quello precipitato, che verrà ritrovato in seguito, in un deposito a Quartu Sant’Elena, quasi totalmente smontato e privo di molti pezzi. I pezzi mancanti dell’elicottero gemello avrebbero dovuto forse finire da qualche altra parte per depistare le indagini?
Il sostituto procuratore della Repubblica Guido Pani aveva proceduto per i reati di disastro aviatorio e omicidio colposo plurimo, con la speranza di acquisire elementi che consentissero la modifica dell’ipotesi di reato in duplice omicidio volontario. Ovvero un delitto per il quale è prevista la pena dell’ergastolo e, pertanto, imprescrittibile. Si era rivolto, quindi, ai Carabinieri del Ris e a un docente del Politecnico di Torino per una consulenza atta a verificare la presenza di esplosivo su alcuni frammenti rinvenuti. Ma da parte dei Ris era giunta una serie di proroghe, reiterate di mese in mese, fino al silenzio definitivo. Perché la richiesta di una consulenza era caduta nel vuoto?
E perché quella sera i radar non hanno visto nulla nel cielo di Capo Ferrato?
Pare fosse attivo un unico radar, quello di Monte Codi, però la sua registrazione s’interrompe quasi contestualmente all’interruzione delle comunicazioni dell’elicottero con la base operativa.
Diciotto giorni dopo, esattamente il 20 marzo, una giornalista italiani laria Alpi e il suo operatore Miran Hrovatin cadono in un’imboscata in Somalia. Un agguato studiato nei dettagli per mettere a tacere due giornalisti divenuti troppo pericolosi. Avevano infatti scoperto un traffico internazionale di veleni, prodotti radioattivi e rifiuti tossici nei Paesi industrializzati e immagazzinati nei Paesi poveri dell’Africa, traffici foraggiati da sostanziose tangenti e armi scambiate coi gruppi politici locali.
Torniamo per un attimo al mercantile Lucina, quello dileguatosi subito dopo la sparizione dell’elicottero. L’imbarcazione dell’armatore Massimo Cellino, quattro mesi dopo la caduta del Volpe 132, esattamente il 6 luglio, sostava nel porto di Jenjen, a circa 300 chilometri da Algeri. Era fermo lì da quasi un mese per un ritardo nello scarico delle merci. Proprio la notte del 6 luglio tutti i membri dell’equipaggio vennero sgozzati in quella che sembra una macabra esecuzione di massa. Nella stiva del Lucina, insieme alle merci, vennero rinvenute 600 tonnellate di materiale “non dichiarato”. Traffico d’armi? Scorie radioattive? C’è un tessuto connettivo che tiene insieme le tre vicende?
Il caso dell’elicottero Volpe 132 della Guardia di Finanza è classificato con la criptica sigla PCM-ANS 1/R, significa che è sottoposto cioè alle norme per la tutela del segreto di Stato. Il caso dell’elicottero Volpe 132 è un puzzle che lo Stato ha fatto in modo restasse incompleto. Nel caso dell’elicottero hanno perso la vita il maresciallo Gianfranco Deriu e il brigadiere Fabrizio Sedda. Due servitori dello Stato, uccisi dallo Stato.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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