Ieri il contatore del sito Sardegnablogger si è fermato a quota 197 mila visite. Quasi 200 mila accessi, nelle 24 ore di domenica 24 luglio. A quasi tre anni dalla partenza del nostro progetto, abbiamo ritenuto che questo risultato – per noi sensazionale – meritasse un apposito post, tenendoci alla larga da stucchevoli ed antipatiche celebrazioni. Non è solo il dato numerico in sé, pur eccezionale, che mi ha spinto a scriverne (peraltro chiunque poteva vederlo, essendo pubblicati i flussi di letture in fondo alla home page), quanto come questo dato è maturato. Sulla pagina Facebook, il post di Romina Fiore sulla tragedia stradale di Alghero ha totalizzato in meno di cinque ore 27 mila letture. Quello di Alba Rosa Galleri sull’infinita vertenza Abbanoa a Porto Torres ha superato le 11 mila letture. Ma tra i post più letti di ieri ve ne sono anche due scritti nel luglio del 2015 (“Io, migrante, non vi devo spiegazioni”) e nell’ottobre del 2014 (“La storia dei giganti nuragici scritta da Bud Spencer”), tornati a galla dagli abissi del web, per i quali abbiamo ricevuto sorprendenti riconoscimenti da lettori di altre regioni. Al raggiungimento dei 197 mila finali ha contribuito anche il racconto, ambientato in Egitto, della giovane studentessa musulmana Sara Ahmed.
Alcune osservazioni. Sappiamo che la nostra lettura della realtà sarda riscuote un certo gradimento, nonostante la nostra sia una redazione di volontari con mezzi molto limitati a disposizione, senza un editore né una linea editoriale, dove ciascuno scrive liberamente ciò che vuole sulla base dei propri convincimenti personali e concedendosi libertà di tono e linguaggio che rendono molto diretto il rapporto col lettore. Ma le statistiche di ieri ci garantiscono la certezza che quel che si è scritto, in questi tre anni, non è andato perso e può ancora essere oggetto di dibattito, arricchimento e riflessione. Aver poi incastonato nel menu di ieri un pezzo che racconta una storia avvenuta in Egitto, serve a rappresentare l’idea di una Sardegna che guarda oltre i propri confini territoriali. Non per un complesso di inferiorità ma, al contrario, perché questa Sardegna si sente a pieno titolo parte del mondo e col resto del mondo vuole dialogare, senza smanie competitive o per il bisogno di affermare la sua grandezza misurandosi con gli altri. Insomma, sembra proprio che questo modo di raccontare il mondo dalla nostra Sardegna piaccia. Grazie a tutti voi.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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