Nel giro di mezzo secolo esatto, dal famigerato ’68 a oggi, siamo passati da “la fantasia al potere” a “fai girare se sei indignato”. Siamo passati da “la bellezza salverà il mondo” a “basta immigrati”. Ogni epoca, verrebbe da dire, ha il cambiamento che si merita. Oggi siamo in mezzo al guado, ad un cambiamento che sembra drastico, ma che in fin dei conti, forse, non lo è più di tanto, perché il potere ha tante forme ingannevoli con cui rappresentarsi. A vedere certi leghisti là in cima agli scranni, verrebbe anzi da pensare a quella classe politica nordista, da sempre intrecciata con la “razza padrona” di imprenditori del Nord, che ha storicamente risucchiato il sangue al Sud dell’Italia. Ma che nel giro di 40 anni, da quel ’68 che pure sottoponiamo a critica e a severa revisione, la cultura di massa “subalterna” come direbbe Gramsci, o alternativa, sia passata dallo studio dei filosofi e dalla lotta all’ignoranza come arma per sconfiggere il potere all’esatto opposto, meriterebbe una analisi che va oltre le poche righe da antropologo frettoloso che gli posso dedicare ora. Non che nel ’68 non ci fosse una buona dose di ingenuità modaiola, di “sesso droga e rock’n’roll”, e altre forme di sub-cultura di massa che, in realtà, erano anch’esse funzionali allo status quo. Tuttavia l’impegno era diretto verso le molteplici forme della conoscenza, e non bastava un “no-vax” qualunque a far girare panzane tipo “i vaccini fanno venire l’autismo”, perché ciascuno, in qualche modo, si documentava e sapeva riconoscere le bufale dalle cose un po’ più serie. Si dirà che è meglio i leoni da tastiera di oggi, quelli che “facciamo la rivoluzione ma non oggi che devo andare a cena da mia suocera”, alla drammatica concretezza di quei tempi sfociati nella stagione del terrore. Meglio, certamente, come male minore, gli insulti dietro lo schermo annacquati dalla puntata domenicale alla città mercato, o alla benedetta cena con la suocera. Tuttavia resta questa considerazione sull’odierna sub-cultura di massa, che ci fa condividere bufale e patacche contro gli immigrati o il personaggio politico che ci è inviso così, a capriccio e d’impulso, senza spendere 15 secondi 15 di tempo per andare su Google e vedere se è vera. Perché se dalla fantasia al potere siamo passati all’ignoranza al potere, molto deriva da questa sorta di “dittatura del quotidiano” dentro la quale siamo entrati come dentro ad un tunnel senza via d’uscita. Una sorta di tempo tirannico che ci toglie il respiro, ci fa correre come matti per tutto il giorno, giungendo alla fine della giornata stanchi morti che ci resta il tempo per un attimo di relax e poi subito a nanna, già pensando alle cose da fare il giorno dopo. Come siamo entrati in questa dittatura, infatti, sarebbe troppo lungo da spiegare. Anche perché oggi ho un sacco di cose da fare. E comunque fai girare se sei indignato.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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