C’erano una volta Silvio Berlusconi e Angelino Alfano. Era il 19 ottobre del 2009 (sono trascorsi appena nove anni ma sembra un’era geologica) e i due eroi venivano bacchettati dalla Corte Costituzionale per il famoso “lodo Alfano” il salvacondotto che prevedeva l’immunità per le più alte cariche dello Stato (e in quel periodo Berlusconi era presidente del consiglio). Fu una battaglia epocale, un tutto contro tutti, il Presidente Napolitano furioso e la Consulta che bocciò il lodo in quanto questa immunità, secondo i giudici costituzionali doveva essere prevista all’interno della costituzione perché prevedeva una deroga al principio di uguaglianza. Ma che cosa diceva di tanto sbagliato il benedetto lodo Alfano? La legge prevista dall’allora Ministro della Giustizia attribuiva ai titolari di quattro alte cariche istituzionali un eccezionale status protettivo, che, secondo la sentenza della corte costituzionale “non è desumibile dalle norme costituzionali sulle prerogative e che, pertanto, è privo di copertura costituzionale”. Inoltre, continuava la Consulta, lo status del premier non è superiore a quello dei ministri (che il lodo teneva fuori), ricoprendo “una posizione tradizionalmente definita di primus inter pares”. Berlusconi, a dire il vero, aveva già provato la strada dell’immunità: era il 1993 quando ci provò con il lodo Schifani. Anche in quel caso i giudici della corte costituzionale bocciarono l’anno successivo la legge affermando che “secondo il legislatore ordinario, in tema di prerogative, e cioè di immunità intese in senso ampio, può intervenire solo per attuare, sul piano procedimentale, il dettato costituzionale, essendogli preclusa ogni eventuale integrazione o estensione di tale dettato”, se non per le immunità diplomatiche previste da convenzioni internazionali, che però “trovano copertura nell’articolo 10 della Costituzione”. Tutto sbagliato, tutto da rifare. E tutto, a dire il vero, abbondantemente dimenticato. Erano altri tempi, erano altri anni dove correvano e sorridevano molte ballerine. Viviamo oggi anni e giorni molto ballerini. Siamo però in grado di andare avanti tranquillamente. Non ci sono più lodi ma è diventata di moda la scuola di Lodi. Cose che capitano in un paese creativo come l’Italia.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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