E’ semplice e semplicistico fare gli auguri a Carletto Mazzone per i suoi primi ottant’anni. E’ molto più difficile provare a capire la fenomenologia di un uomo che al di fuori del calcio è riuscito a costruire metafore e stili di vita. Perché se è vero che il calcio è uno sport e il gioco è tra le cose più serie della vita, sor Carletto ha giocato quasi sempre con squadre che navigavano nella parte destra della classifica. Quelle meno nobili. Ma solo apparentemente. Mazzone è il prototipo di colui che pur essendo a suo modo un fuoriclasse non è riuscito ad entrare nell’élite del calcio mondiale. Un po’ per scelta e un po’ per carattere. E’ facile vincere con Inter, Juve, Milan. Con queste squadre prima o poi qualcosa la porti a casa. Provate invece a confrontarvi con Ascoli, Perugia, Cagliari, Bologna, Brescia, solo per citare alcune squadre allenate da sor Carletto e capirete subito che vincere non è semplice. Lui, da splendido attore non protagonista, è riuscito a modificare la parola scudetto con salvezza ed è diventato il principe delle provinciali. Quando qualcosa non andava o quando i presidenti “ruspanti” delle squadre di terza fascia cominciavano a pretendere qualcosa di “vero” nell’arte di giocare a pallone ecco che arrivava lui: Mister Magara, romano de Roma, trasteverino che esordì in serie A proprio con la Roma il 31 maggio del 1959, l’anno della mia nascita. Ma Mazzone è anche uno che ha allentato molti campioni e alcuni li ha addirittura scoperti: Francesco Totti, Andrea Pirlo e quell’immenso fuoriclasse che si chiama Roberto Baggio. Quel divin codino che quando accettò di andare a giocare con il Brescia si fece aggiungere una clausola sul contratto: “Se mandate via Carletto Mazzone durante il campionato, posso decidere di andare via anche io”. Ecco, un riconoscimento del genere credo non l’abbia avuto mai nessuno. E’ più di uno scudetto, di una coppa e di una mitica e sudata salvezza: è il riconoscimento all’uomo, quello che sa calpestare il prato degli ultimi e lo fa con la leggerezza e la bravura dei primi. Auguri Mazzone, per averci insegnato a credere che anche a destra della classifica si può sorridere e produrre abbracci.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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