C’era caldo ed era di domenica. Una domenica di mare come tante altre. Avevamo deciso per un bagno e giocare con i bambini. Miei figli, nel 1992, avevano sei anni e l’inconsapevolezza della loro età mi portava ad essere più lieve tra i castelli di sabbia e l’acqua del lido di Alghero. I rumori erano sempre gli stessi: quelli della spiaggia. La battigia, gli schiamazzi, le richieste di potersi buttare in acqua, le attese ansiose dei genitori che controllavano fugacemente l’orologio. I pomeriggi sono lunghi e infiniti, come la spiaggia tra San Giovanni e l’Ospedale Marino. Alle 16.58 osservavo il mare. Fermo. Come può essere fermo il 19 luglio 1992. L’estate si misura dai colori e dalle sensazioni. Dopo un’ora si ritorna a casa con tutto quel sole addosso e il sale della nostra terra. Non accendo mai il televisore a quell’ora. Mai. Ci sono sensazioni che fanno scattare inconsapevolmente i gesti. Ho pigiato il tasto del telecomando. Così, in attesa della doccia. Quelle immagini polverose, di caldo e di niente. Quel tutto e quelle sirene. Quelle parole mozzate, il telecronista che provava a raccontare e non ci riusciva. Io che non capivo. Palermo. Via d’Amelio. Non capivo e non mettevo a fuoco. Un’altra strage. Quella consapevolezza ero riuscito a razionalizzarla. Ho subito pensato a Paolo Borsellino. Era l’unica persona che ancora tentava, speditamente e lucidamente, di scrivere parole contro la mafia. Ho ancora dentro quelle istantanee di morte vomitate quel giorno dal televisore. Ho ancora tutta la rabbia e l’orrore dentro la mia memoria. Io Paolo Borsellino lo avevo conosciuto. E mi è passato davanti, in quel momento. A Cala d’Oliva, Asinara. Passeggiava con Falcone davanti ad un mare fermo. Senza nessun rumore. E una sigaretta sempre accesa. Come la mia memoria per loro.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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