Nel 2009 sono stato in Messico e ho visitato lo stato delle “Chiapas” e la bellissima San Cristòbal de Las Casas, una delle prime città colonizzate dagli spagnoli. C’è un bellissimo museo dove è possibile ammirare dei reperti Maya ed è considerata una città “magica”. Mi son seduto sugli scalini di Santo Domingo e ho pensato: “da queste parti è nascosto il “subcomandante Marcos” un nome ormai mitico e vicino ad un’altra icona rivoluzionaria: Ernesto Che Guevara. Di Marcos si è sempre saputo molto poco. Per il governo messicano si tratterebbe di Rafael Sebastiàn Guillén Vicento e proprio oggi, 19 giugno 1957, dovrebbe compiere 61 anni. Questo strano ed epico personaggio è un rivoluzionario che faceva parte dell’esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. Non è stato l’unico subcomandante ma è stato sicuramente il più famoso. In pubblico si presenta sempre con il passamontagna, un fazzoletto rosso legato al collo ed una pipa in bocca. Un guerrigliero forse socialista, forse anarchico che combina il marxismo con la teologia della liberazione cara a personaggi illustri della chiesa cattolica come Gustavo Guteirrez e che si ispira alla regola francescana della chiesa povera tra i poveri, tanto cara anche a Papa Francesco. Se siete stati in Messico, dalle parti di San Cristobal de Las Casas riuscirete a comprendere di quanta bellezza è intrisa la magia popolare di quei luoghi: a volte pare di essere nel set del bellissimo film di Sergio Leone “Giù la testa” tra Pancho Villa ed Emiliano Zapata. Chiudendo gli occhi, tra le case bianche dei paesi delle Chiapas, sembra di finire dentro le storie di Tex Willer e di Kit Carson, di un Messico sorprendente ed incredibile con i cattivi che sono sempre quelli in divisa: i “rurales”. Forse il subcomandante non è mai esistito e forse la rivoluzione è cosa per pochi. Però se camminate dentro quella terra non potete fare a meno di voltarvi, sorridere e dire, quasi a bassa voce: “Hasta la victoria subcomandante Marcos. E buon compleanno.”
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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