19 gennaio 1997: A Miami, per la prima e ultima volta nevica. 19 Gennaio 2007: a Cuneo e a Torino si raggiungono i 29 gradi. Sono notizie che fanno riflettere davanti a ciò che accade in questi giorni di neve e freddo e, soprattutto, di terremoto. Significa che cose strane ne accadevano, ne accadono e ne accadranno. Il tempo non segue un principio matematico, non è un algoritmo preciso e non sempre ciò che è prevedibile dovrà necessariamente accadere. La meteorologia, a quanto ne so, non è una scienza esatta e si basa principalmente su dati e su statistiche. Le previsioni a volte sono previste, altre volte meno. Come i terremoti. Si è in grado di misurarne l’intensità ma non si sa quando accadono. Lo dico perché ieri, 18 gennaio 2017, è stata la prima volta che ho assistito al movimento tellurico. A dire il vero ho percepito pochissimo. Sono a Roma per lavoro e ieri mattina, intorno alle 11.25, alcuni miei colleghi mentre era in corso una riunione si sono alzati e hanno gridato “il terremoto” e sono fuggiti dalla stanza. Sinceramente non ho capito la gravità della situazione e non mi sono reso conto della “scossa”. La seconda e la terza però le ho sentite. Per un sardo l’esperienza del terremoto è assolutamente anomala e la può provare solo se si trova “in continente”. Quando ho sentito la scossa ho subito riflettuto a quello che tutti dicono: si vorrebbe fuggire, ma si rimane inchiodati. E’ assolutamente vero. Ero profondamente lucido ma incapace di agire. Eppure tutti ci hanno spiegato mille e mille volte come comportarci davanti ad una situazione critica come questa. Il problema è che il previsto, quando accade, diventa comunque imprevedibile come la neve a Miami e i 29 gradi di gennaio a Cuneo. E come il terremoto. Però, se oggi nevica a Cortina, a San Pietroburgo e, magari, anche a Fonni, dovrebbe essere “normale”. Evidentemente le cose funzionano come le istruzioni del terremoto: si conoscono, ma l’emozione finisce per bloccarci.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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