Mancano cinque giorni alle elezioni regionali. Ho provato a ragionare sul perché, per esempio, ho scritto molto poco sull’argomento. Le risposte potrebbero essere molteplici e variegate e anche molte delle vostre considerazioni potrebbero virare sul più classico “e chi se ne frega?”. Però, a ripensarci un attimo e soprattutto guardandomi (e leggendo) in giro ho notato che, di fatto, non si è scritto moltissimo. Certo, alcuni passaggi legati alle scorribande lego-sardiste (ossimori che si sprecano di questi tempi) alcuni vagiti contro la sanità (un po’ lo sport preferito da tutti) qualche spruzzo di sardità, i trasporti, la continuità territoriale e il latte che imbianca le nostre strade. Qualcosa di molto urlato, poco scritto e mal spiegato. Ho provato a riavvolgere il nastro delle emozioni e mi sono reso conto che era praticamente intonso. Non è passata nessuna passione. Non mi interessano le passeggiate elettorali di tutti i presunti “big” che, come tanti Buffalo Bill tristi e consunti provano e riprovano il loro numero da circo in periferia; (se ne stessero nei grandi luoghi di potere e ci lascino nella nostra poetica periferia) non mi rianimano i messaggi che ormai corrono su WhatsApp – al limite dello stalking – piuttosto che su facebook e mi sconsola vedere facce sorridenti di candidati che postano la loro vita su Instagram (ma perché lo fate?). E neppure le grandi invenzioni di fake, ironie, satire varie non mi fanno sussultare. Avrei preferito, per esempio, che qualcuno dei candidati mi inviasse il suo programma. Una volta li trovavi dentro una busta gonfia di santini. Erano promesse, ma se ci pensate adesso non ci sono neppure quelle. E’ il vuoto delle idee, degli slogan buttati per provare a cavalcare onde che non esistono: riapriremo gli ospedali (e sanno che non sarà possibile) faremo costruire vicino al mare (e anche su questo ho molti dubbi) ci occuperemo dei trasporti, del latte, del turismo, dei sardi. Tutte formule desuete, sentite più volte. Inutili e, forse, stupide. Il 19 febbraio 2019 non avendo a disposizione nessun programma di nessun partito ho trovato la risposta in un libro bellissimo: “L’assassinio del commendatore” di Murakami Haruki. Scrive lo scrittore che più di ogni altro meriterebbe il Nobel per la letteratura: “Un giorno sarò capace di ritrarre il nulla. (…) Però ho bisogno di tempo. Me lo devo fare amico, il tempo”. Il 19 febbraio 2019, a cinque giorni dalle elezioni ho scoperto di essere dentro il nulla ed è davvero difficile ritrarlo. Io, almeno, non ci riesco. E, giuro, ci ho provato. Ma non fa.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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