Il 19 dicembre del 1997 usciva sulle sale il film Titanic un kolossal inserito al sesto posto della categoria dei film epici. E’ un film che non mi è piaciuto perché troppo americano però è piaciuto moltissimo a tante persone perché lo pensavano molto americano. La scena memorabile è il bacio sulla prua della nave effettuato dal bel tenebroso Leonardo Di Caprio. In fondo il film è tutto in quella scena. Perché ve ne parlo? Titanic simboleggia da sempre la metafora della vita: ci si di diverte mentre la nave sta per affondare. Titanic è divenuto tutto ciò che ci accade intorno. In Titanic, come nella vita, c’è di tutto: uomini di prima classe, di seconda e di terza classe. Buoni e cattivi, belli e brutti. Donne e bambini. Poi c’è il ghiaccio che cammina sulla rotta della nave, sui volti di certe persone, nei bicchieri di bourbon ed è l’unico che si scioglie. Si balla e si ride come negli ultimi giorni di Pompei, come in una Suburra sempre viva ed attuale. Mi è venuto in mente Titanic perché affaciandomi in questi giorni alla finestra dell’attualità mi sono reso conto che la nave Italia qualche iceberg lo ha preso in pieno: Dalle Alpi alle Piramidi e dal Manzanarre al Reno grande è il disordine sotto il cielo ma la situazione non è per niente eccellente. Il Titanic balla parecchio e tutti i musicisti non sono riusciti a trovare il ritmo giusto. A Milano qualche problema il buon Sala sembra averlo, di Roma e della Raggi meglio non parlarne e, per citare il buon vecchio Woody Allen “neanche io mi sento troppo bene”. Ve lo dico sottovoce: a me il film Titanic non è mai piaciuto perché è troppo americano ma, in fondo in fondo è il solito melodramma italiano. Però, per stare con De Gregori: “C’è un po’ di nebbia che annuncia il sole, andiamo avanti tranquillamente”.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design