Il 19 dicembre 1989 Eugene Ionesco, l’ autore indimenticabile de Le Sedie, La lezione, La cantatrice calva chiede, da Parigi dove vive, con voce implorante di fare finalmente qualcosa per liberare il suo vecchio paese. Mai come in quel momento, dopo tanti anni di esilio, il grande drammaturgo si sente romeno e chiede, da intellettuale con il cuore vicino alla sua terra: “Come può il mondo tollerare che Ceausescu, questo Re Ubu all’ ennesima potenza, possa torturare liberamente 23 milioni di persone?.Lo dice perché alcuni amici romeni gli hanno confermato che i morti di Timisoara si contano a centinaia, e lui, quasi urla: Ceausescu è un pazzo. Come si può lasciare un folle al potere? Come possono le nazioni civili sopportare questo mostro nel cuore dell’ Europa?. Mi ha profondamente colpito questa rilettura di un fatto che camminava quasi nascosto nella mia memoria ed oggi, nel 2017, mi è ritornata fortissima la stessa identica domanda di Eugene Ionesco, alla luce di quanto sta avvenendo, per esempio in Austria e di ciò che, presumibilmente e malauguratamente accadrà, seppure in salsa italiana, nel nostro paese dopo le elezioni. Non parlo di tortura, non dico che siamo in mano ai pazzi ma se le parole hanno un senso (e ce l’hanno) il clima che si respira da queste parti in questi ultimi mesi è decisamente pessimo. Ionesco, insieme ad altri suoi amici intellettuali, chiedeva l’intervento di un tribunale internazionale per cacciare il mostro di Bucarest che ancora resisteva ai cambiamenti politici che nel mentre avevano sconvolto l’ Europa dell’ Est in quegli ultimi mesi e settimane. Passarono solo tre giorni e il 22 dicembre 1989 Nicolae Ceausescu fu deposto e processo con le accuse di crimini contro lo Stato. Fu istituito un Tribunale Militare eccezionale e i coniugi Ceausescu furono giudicati dopo un processo sommario e condannati a morte. Il grande drammaturgo di origini romene morì a Parigi, il 28 marzo 1994 ed è sepolto nel cimitero parigino di Montparnasse mentre i coniugi Ceausescu sono seppelliti in un’unica tomba in marmo, anonima, senza nessuna statua celebrativa. Certo, anche la pietà ha il suo peso che deve essere contrapposto a quello che ogni uomo ha posto in essere su questa terra. Noi, a quanto pare litighiamo anche per le ossa di un re che ha seminato e raccolto sangue, guerra e terrore. Ecco, rileggendo questo urlo di rabbia di un lucido intellettuale mi sono ritornate in mente tante cose e guardandomi intorno non ho trovato nessun Ionesco italiano che dicesse con forza che le ossa di Vittorio Emanuele III potevano benissimo stare dove si trovavano. Forse sono invecchiato ma ricordo sempre quello che mi raccontava mio nonno, anarchico analfabeta: posso perdonare ma non dimentico. La storia serve a questo. Il resto sono strane rivisitazioni che appartengono ad un’oscura ideologia che rischia di ritornare.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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