Lo so che, detto così, sembra uno dei tanti avvenimenti di quegli anni, del dopoguerra, quando imperava la guerra fredda. Invece penso che la madre di tutte le ingerenze occidentali in Medio Oriente, così come le tragiche guerre di oggi, abbiano avuto il suo preludio in questa storia. Le ingerenze dell’imperialismo americano ed europeo in Medio Oriente, allora, erano la norma. Oggi, verrebbe da dire, si passa direttamente alle vie di fatto. L’Iran è da sempre nel mirino delle potenze occidentali. Più volte sottoposto a sanzioni commerciali e a minacce di guerra, lo Stato persiano, forse per il suo peso economico e militare, non è mai stato privato della sua sovranità, nonostante il peso di servitù economiche e ingerenze politiche fin dai tempi del colonialismo. L’Iran non ha neppure subito il destino di distruzione e devastazione dell’Iraq, dell’Afghanistan, della Siria da parte delle potenze occidentali, anche se costretto ad una lunga guerra con l’Iraq. Tutto iniziò quando il leader iraniano Mossadeq, nel 1951, decise di nazionalizzare il petrolio che fino ad allora veniva gestito dalla compagnia petrolifera inglese, l’Anglo Iranian Oil Petrol. La compagnia inglese applicava un profitto proporzionato, secondo loro: il 94 per cento a lei, il 6 per cento allo stato iraniano. Quando si parla di sfruttamento, di rapina, di espropri di potenze straniere, di post-colonialismo, significa molto semplicemente questo. E quando non si accettano questi capestri, si inizia a sentire il ronzio della propaganda contro quello stato e il rombare dei motori degli aerei carichi di bombe. Lo scaltro Churchill pensò bene, a quel punto, per tutelare gli interessi nazionali inglesi, di far passare l’Iran come paese filo-russo. In piena guerra fredda, si approntò un piano internazionale guidato dagli Usa per far cadere il leader riformista iraniano e far ritornare lo Scià filo-occidentale insieme alle compagnie petrolifere inglesi e americane. Ne seguì un regime reazionario e filo-occidentale che represse ogni manifestazione di dissenso popolare. Un tentativo di riforma agraria produsse un generale impoverimento della popolazione. Il potere religioso, tradizionalmente molto forte in Iran, cominciò così a far sentire la sua voce, guidando le proteste e le rivolte. Anche l’esercito, braccio armato della dittatura, ormai, si rifiutava di sparare ai concittadini. Fu così fino al ritorno da Parigi dell’Ayatollah Khomeini, che sancì la rivoluzione del 1979, scacciando lo Scià e instaurando una teocrazia. L’Iran inaugurò la lunga stagione delle teocrazie in Medio Oriente, una reazione all’invadenza e alle ingerenze dell’Occidente. Si apriva, così, in Iran, una nuova stagione di conflitti con il potere laico. Nel frattempo, arrivò, nel 1980, la cosiddetta “guerra imposta”. Allo scopo di indebolire le due potenze maggiori della regione mediorientale, l’Occidente pensò bene di istigare l’Iraq dell’ineffabile Saddam Hussein contro l’Iran. Usa, Francia, Regno Unito, le petrolmonarchie arabe sunnite e persino la Russia appoggiarono apertamente il “laico” Hussein contro l’Iran teocratico, con il risultato di una lunghissima, crudele ed inutile guerra. L’Iran, galvanizzato dal sentirsi solo contro tutti, sostenne l’urto delle milizie irachene. La guerra si concluse dopo 9 anni e oltre un milione di morti, con un sostanziale pareggio, ma con una vittoria diplomatica dell’Iran. Si scoprì poi, con lo scandalo “Contras-Iran”, che gli americani fornivano armi anche agli iraniani, come del resto facevano i russi e i cinesi. Business is business. Gli unici paesi che sostennero l’Iran, ovvero la Libia e la Siria, pagheranno poi a caro prezzo il loro mancato allineamento con le potenze della terra. Il destino di Saddam Hussein, invece, amico dell’Occidente all’occorrenza, è noto. La teocrazia iraniana, con i suoi eccessi e la sua rigidità nell’imporre odiose limitazioni alle donne, nasce dalle ingerenze estere e dalla confusione. Con il tempo sarà il popolo iraniano a ritrovare la strada di una compiuta democrazia, a patto che nessuno pensi di risolvere i problemi politici con le bombe. Bombe che nascondono sempre sporchi interessi e affari. Ogni paese, se lasciato in pace, trova da solo la strada per la crescita, la prosperità, e la libertà. Pensiamoci quando oggi parliamo di burkini e di valori o pseudovalori occidentali. Sarebbe bastato lasciar fare a Mossadeq.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo.
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