Mi dovete far spiegare perché amo Nanni Moretti. Lo so, direte: è palloso, cinico, snob, radical-chic, è verboso, permaloso, presuntuoso. Lo so, ma io lo amo ugualmente. Perché abbiamo due cose in comune: siamo nati nello stesso giorno, 19 agosto (ma non nello stesso anno, lui è del 1953, io del 1959) e siamo nati per caso in una città che non è la nostra: lui a Brunico, perché i genitori romani erano in vacanza da quelle parti, io a Oristano perché mio padre in quel periodo ci lavorava. Qualcuno potrebbe obiettare che il 19 agosto è nato anche Bill Clinton ma non mi farete cambiare idea: io amo fino alla perdizione Nanni Moretti. Mi è sempre piaciuto quel suo essere così sfrontatamente stronzo, terribilmente stronzo, fondamentalmente stronzo. Mi è piaciuto quel suo modo di argomentare e di porre le domande: “Mi si nota di più se vengo e mi metto da parte o se non vengo affatto?”. Mi piace condividere quella sua cinica analisi sulla sinistra: “noi con questa classe dirigente non vinceremo mai”. Mi piace la sua delicatezza nell’affrontare un argomento tabù come la morte di un figlio. Ecco, lasciatemelo dire: tutti i suoi film li avrò rivisti almeno cinque, sei volte. Tranne “la stanza del figlio”. Vidi quel film appena uscì nella sale. Ero, in quel periodo, a Roma per lavoro. Da quel che si era letto (pochissimo, in verità) si sapeva soltanto che Moretti aveva costruito un film completamente diverso dai precedenti. Ed era vero. In quel film, da padre, mi sono immedesimato anche perché i miei figli avevano, più o meno, la stessa età del ragazzino protagonista che morirà e poi perché lui, il padre che deve fare i conti con la morte, fa una cosa nella quale mi sono ritrovato: va in un luna park, di sera, e dentro quel silenzio assurdo che solo i luna park sanno dipingere, urla – in perfetta solitudine – la sua disperazione. Amo Moretti perché ha saputo raccontare una generazione, perché ha saputo cogliere tutte le contraddizioni di una sinistra condannata alla sconfitta (quasi gli/ci facesse piacere) e mi piace perché anche lui ha uno sguardo da orsacchiotto ma si vergogna di ammetterlo. Buon compleanno Nanni, sei ancora uno splendido sessantacinquenne e secondo me puoi anche non presentarti, perché ti si ricorda lo stesso.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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