La memoria non è un mestiere amato nel nostro paese. Molti cosiddetti “eroi” vengono in poco tempo dimenticati e moltissimi che meriterebbero ricordi importanti sono relegati a poche righe di commemorazione di tanto in tanto. Pier Paolo Pasolini, naviga da sempre dentro questa grandissima contraddizione: l’essere con sé o contro di sé si è rapportato anche al suo essere un ricordo dopo la morte. Così alcuni abitanti di Ostia hanno vivacemente protestato contro la stele di Consagra sistemata proprio nel luogo dove il poeta fu ucciso. I monumenti possono non piacere. La stele non è, a mio avviso, una grandissima opera d’arte ma è un simbolo e come simbolo fa paura. Quegli abitanti nel 1993 ragionavano nello stesso identico modo in cui si ragiona oggi: bisogna eliminare i simboli, coloro i quali rappresentano qualcosa e non qualcuno. Pasolini era un poeta, scrittore, regista, ha vissuto la sua vita con gioa, caparbietà, con immensa tristezza e con uno spirto corsaro, libero. Molte delle cose che scrivevano rasentavano lo scandalo: meglio, erano principalmente e volutamente scandalose. Alcune delle cose che Pasolini ha scritto si possono non condividere ma quella protesta del 18 ottobre 1993 non era un urlo contro l’opera d’arte, contro la stele di marmo. Quella protesta era un urlo contro un uomo in quanto omosessuale. Ancora oggi non si sono comprese tutte le fasi del suo assassinio, ormai anche Pino Pelosi è morto e si è portato con sé moltissimi segreti. Di questo episodio mi piace ricordare un passaggio di Enzo Siciliano, uno che Pasolini lo ha conosciuto molto bene. Scrive Siciliano, in un corsivo apparso sul quotidiano “la Repubblica” il 19 ottobre 1993 a commento della protesta di alcuni cittadini di Ostia: “L’ ombra di Pasolini è un’ ombra che non ha pace. Fu un poeta civile, sosteneva Moravia: aveva ragione. Placare la sua ombra è un gesto che ci riguarda tutti. Si dice ancora: quella stele può essere sistemata ovunque, in un luogo dove la gloria del poeta sia più tangibile. Ci sono argomenti ottimi per questa soluzione. Ma c’ è un argomento non trascurabile a favore di chi vede a Ostia la collocazione naturale della scultura di Consagra. Sono convinto che Pasolini non abbia bisogno di un monumento purchessia (casomai, di buone edizioni critiche della sua opera); ha bisogno invece che la sua morte, proprio per i modi in cui avvenne, sia ricordata come una ferita al nostro spirito civile e il ricordo non può essere che segnato lì, sull’ orlo di quel mare che lo vide vivo l’ ultima volta.” Non posso non essere d’accordo. Ce ne fossero di persone con la statura cristallina di Pier Paolo Pasolini nel nostro Paese. Ma non ce ne sono più. Ormai da troppo tempo.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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