C’è stato un periodo nel quale parlare di Berlusconi era inevitabile, per me come per quasi tutti gli italiani. Mi avessero dato l’opportunità, qualche anno fa, di scrivere un pezzo su Berlusconi probabilmente mi sarei divertita tantissimo. Ma ora che Berlusconi accorre alle manifestazioni organizzate da altri, e che Forza Italia raggiunge a stento la doppia cifra nei sondaggi, scrivere di quando mister B. inventava il Popolo delle Libertà, il 18 novembre del 2007, appare più come una grana di cui liberarsi subito. Certo, a ricordarselo arrampicato sul predellino in piazza San Babila, annunciando a tutti la fine di Forza Italia,la risatina,seppur lieve, scappa ancora. Meno divertiti apparivano alleati e fedelissimi, spiazzati dal coup de theatre. “No, non siamo stati avvertiti, ma il presidente ci ha fatto una bellissima sorpresa”, balbettava incerta la Prestigiacomo a Ballarò. Le tensioni con Gianfranco Fini, che in un primo momento avrebbe contestato le modalità della creazione del “partito”, sarebbero svanite nel Gennaio successivo, quando Fini avrebbe messo in atto il suo suicidio politico, fondendo Alleanza Nazionale nell’indefinito PdL e diventando subordinato dei padri ispiratori del partito unico, Brambilla -già attiva da mesi con la “TV delle Libertà”- e Dell’Utri. La vittoria che sarebbe arrivata alle elezioni del 2008 fa apparire quasi incredibile il tracollo recente. Cosa è successo dopo, ce lo ricordiamo più o meno tutti. In un paese normale, probabilmente, sarebbero state sufficienti le modalità del Predellino a decretare la fine di Berlusconi. Da noi si è dovuto attendere l’arrivo di un sostituto che al posto del rialzo nelle scarpe e la mania per le donne, indossa jeans attillati e stravede per l’iPhone.
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