L’abbiamo scritto o letto quasi tutte “Donna è bello, donna non si nasce, si diventa”. Qualcuna di noi ha ascoltato i racconti di quelle splendide manifestazioni di protesta, di reggiseni bruciati nelle piazze, qualcun’altra vi ha addirittura assistito e certe donne, valorose e intrepide, hanno anche avuto la fortuna di potervi prendere parte.
Donne che hanno lottato per il riconoscimento dei propri diritti, cercando di imprimere maggior forza al cambiamento positivo avviato già agli inizi del ‘900 nelle società grazie a una modificazione profonda dei rapporti di potere tra i sessi. Donne che mettevano in discussione gli ordini precostituiti, imperniati sulle figure maschili di riferimento. Donne in grado di sgangherare cliché che ingessavano gli appartenenti ai due sessi in ruoli fissi, stabili e inchiodati.
Ma ce n’è una che, forse inconsapevolmente, più di molte altre quei cliché li ha rotti senza riserve: lei è Amelia Earhart. “Le donne devono cercare di realizzare l’impossibile proprio come hanno provato anche gli uomini. Quando falliscono il loro fallimento deve essere una sfida per altre donne.” diceva.
L’ha fatto rendendosi protagonista di affascinanti pagine della storia scritta proprio dalle donne e il suo è il racconto di una passione: quella per il volo. Un desiderio talmente forte e prepotente che l’aveva spinta a diventare un mito dell’aviazione internazionale, riuscendo ad imporsi in un mondo quasi esclusivamente maschile.
Stiamo parlando degli anni ’20 e, mentre il presidente Wilson prometteva al gruppo di Charlotte Perkins che sarebbe stato concesso alle donne il diritto al voto, Amelia solcava i cieli a bordo del suo biplano e stabiliva una serie di record.
Il 18 giugno 1928 aveva portato con sé nella cabina di pilotaggio il suo caschetto corto e il giubbotto di pelle per attraversare, prima donna di sempre, l’Oceano Atlantico. La sua fama in un decennio raggiunge livelli incredibili, fino a compiere la sua sfida più grande: il giro del mondo in aereo. Ma poi, con 22.000 miglia percorse e solo 7000 che la separano dal traguardo, Amelia ha due problemi: il serbatoio quasi vuoto e la scarsa visibilità. Contatta la radio costiera dell’isola di Holland, che però non riesce ad organizzare un atterraggio di emergenza, poi perde i contatti. Il suo aereo svanirà nel nulla.
Resta di lei, a distanza di quasi 90 anni, l’immagine di una donna forte e coraggiosa alla quale andrebbero tributate le ceneri di molti di quei reggiseni arsi in nome di un ideale ancora lontano da raggiungere.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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