Ci tolgono il pane dalla bocca. Sono sporchi, tristi, straccioni, formano intere tribù che migrano verso nord, dove le campagne sono ben coltivate, dove si mangia, si beve, si è felici. Nell’estate del 1893 i giornali francesi scrivono queste cose. Ce l’hanno con la manodopera che arriva dal sud.
Aigues-Mortes è una cittadina piuttosto anonima della Camargue che, ogni estate, trova linfa e soldi dalla raccolta del sale. Delle millecinquecento persone assunte per la stagione, tre quarti sono locali e pendolari, gente che vaga per la Francia di città in città in cerca di lavoro. Gli altri arrivano dall’estero, dal sud. Sono sporchi, tristi e straccioni. Sono italiani, perlopiù toscani e piemontesi, ingaggiati in patria da caporali. Sono seicento e lavorano duro.
Il sale deve essere estratto in fretta, prima che arrivino le piogge. La paga è basata sulla quantità di lavoro fornita e gli italiani sono bravi, guadagnano più dei francesi. Ci tolgono il pane di bocca. La stampa transalpina amplifica il malcontento dei locali, paventando il rischio di un’invasione silenziosa, evocando l’immagine di una patria sommersa. I francesi guardano gli italiani e vedono in loro il nemico. Ci guardano e ci odiano perché rubiamo loro il lavoro, perché togliamo loro il pane di bocca. Perché prima vengono i francesi.
Pare che all’origine del fattaccio ci fosse una fake news. Nella cittadina si sparse la voce che un operaio italiano avesse lavato il fazzoletto sporco di sale in una tinozza d’acqua potabile, provocando la reazione dei francesi. Si sparse la voce che l’operaio italiano avesse addirittura reagito all’aggressione ferendo un francese con un coltello. Si sparse la voce che alcuni operai del posto fossero stati uccisi. Non era vero. Ma bastò per accendere le polveri.
Ad Aigues-Mortes l’eccitazione sale alle stelle. Al grido di “morte agli italiani!” cinquecento persone armate di randelli organizzano la spedizione punitiva. Le forze dell’ordine non riescono a controllare la folla nemmeno dietro promessa che gli italiani saranno espulsi, rimandati indietro con il primo treno. La caccia all’uomo ha inizio. Una folla inferocita invade le saline. Dieci italiani vengono uccisi, il numero dei feriti è altissimo. Gli operai italiani e le loro famiglie scappano dalla Francia.
La follia xenofoba di quella triste estate del 1893 è stata incredibilmente dimenticata per molti anni e solo recentemente, alla fine degli Anni Settanta del secolo scorso, è stata riesumata, grazie all’interessamento di un sindaco di Aigues-Mortes dal cognome italiano, Sodol Colombini.
Ricordiamocele, queste storie, raccontiamole e teniamole vive. Credo sia l’unico modo per evitare che le lezioni della storia si tengano in un’aula vuota.
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