Un paio di giorni fa ho visto che circolava un video in cui alcuni ribelli anti-Assad tagliano la testa a un ragazzino, pare, palestinese. Come è mia abitudine, non l’ho aperto. Scelta personale; non ho pregiudizi contro chi fa diversamente. Io non reggo la violenza e, finché posso, mi proteggo, evitandola anche sotto forma di immagine.
Un paio di giorni fa era anche il 22 luglio, giorno in cui nel mio paese si festeggia Santa Maria Maddalena. Io non sono credente, ma per un maddalenino “la Santa”, nel senso della festa, è “la Santa”. Quanto alla Santa, Maria di Magdala, è una figura interessante presente nei vangeli canonici, negli apocrifi e in una serie di leggende soprattutto nell’area del Mediterraneo occidentale. Confusa con la peccatrice pentita, secondo la “Legenda Aurea” di Jacopo da Varagine (vescovo di Genova verso la fine del Duecento) è stata migrante, perseguitata per fede e sbarcò a Marsiglia passando il Mediterraneo su una barca in balia del vento. Una leggenda del mio paese vuole che, nei giorni che precedono la festa, il Maestrale inizi a soffiare dal Golfo del Leone per trasportare Maria Maddalena fino alle Bocche di Bonifacio. Poi, passata la festa, lo Scirocco si farebbe garante del suo ritorno a casa, la sua nuova casa, nel sud della Francia.
Lo stesso incrocio di venti deve aver soffiato, nella leggenda del suo sbarco a Marsiglia, duemila anni fa. Venti di mare che ancora oggi prendono questa donna distante due millenni e centinaia di miglia e la trasportano fino ai tetti delle nostre case, le impigliano la veste alle nostre antenne, mentre guardiamo immagini di barche che affondano, di gente che fugge, di ragazzini cui viene tagliata la testa. Nel video della decapitazione del ragazzo, di cui ho visto in anteprima qualche fotogramma, si vede uno degli assassini sollevare la testa dopo il suo distacco dal corpo; Maria Maddalena viene raffigurata, anche nella statua che il 22 luglio apre la processione, con un teschio in mano.
Magdala, vuol dire “castello, torre”, ed è una città sulle sponde del lago di Tiberiade, in Galilea. Maria Maddalena veniva di lì e Magdala è stata ed è Israele, Palestina ed è a pochi passi dalle alture del Golan, e quindi un po’ vuol dire anche Siria. E in quel viaggio leggendario fino a Marsiglia, Maddalena deve essere per forza passata dalla Sardegna o dalla Corsica o più probabilmente in mezzo, toccando queste isole, come tutti i naviganti da quando i Fenici (o i Sardi?) hanno iniziato a navigare qua.
Tutto si tiene, in queste storie che vanno avanti da 2000 anni; “è tutto Mediterraneo”, come direbbe Luigi Zonza, detto Spanna, quando, alla fine di “Mistral Bleu” si chiede: “Chissà Marsiglia come è cresciuta. I ragazzi che ci vanno a studiare dicono sempre che è diventata bellissima. Ma è sempre stata bellissima. È come qua. La Piccola Marsiglia… la Grande Isola… è uguale. È tutto Corsica. Anche la Sardegna. È tutto Corsica. È tutto Mediterraneo. L’Île de Beauté. Mi’ che giornata… Che mare incredibile!”.
Tutto si tiene.
L’altra notte, durante la processione a mare, guardavo la statua della santa illuminata dai fuochi d’artificio. Intorno a me la bellezza era devastante. Il mare era nero e calmo, ed era pieno di barche. La luna era quasi piena e il paese era riflesso nell’acqua del porto. Le banchine erano stracolme di gente, da Cala Gavetta fino a Punta Chiara. A un certo punto ho visto la statua. Era nella barca accanto alla mia. Tra l’altro, è di provenienza Savonese, come Jacopo da Varagine, l’autore della “Legenda”. La guardavo mentre teneva il teschio in mano e sembrava anche lei incantata dai fuochi .
Mi è venuto in mente l’assassino con la testa in mano. Quel ragazzo non c’è più, finito, uscito dal tempo, adieu. Maria Maddalena, ammesso che sia esistita, non c’è più neanche lei.
Seduto sulla murata della barca, circondato da una notte perfetta, mi sono chiesto cosa resta.
Resta quel video, che non guarderò, restano le leggende, resta la fortuna di vivere sul mare. E resta questo intreccio infinito di storie, che di questo Mare sembra l’essenza stessa.
Speriamo che resti, nei secoli, la voglia di continuare a raccontarle, queste storie, e di trovare loro un senso.
Fino a che teste non ne cadano più.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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