Negli Stati Uniti avamposto della civiltà mondiale ci sono volute quarantaquattro elezioni prima che un afroamericano, cioè un nero, potesse diventare presidente della più grande potenza planetaria. Negli Stati Uniti, peraltro la percentuale di neri disoccupati e in proporzione doppia rispetto ai bianchi e un nero corre il rischio di morire ammazzato nove volte più di un bianco. Per tutte queste ragioni, anche la proclamazione di una miss può diventare un fatto quasi epocale. Se ci sono volute 44 elezioni per eleggere un nero alla Casa Bianca, ci sono volute 62 elezioni per avere una Miss America di colore. Il 17 settembre del 1983, a New Atlantic, la corona riservata alla donna più bella d’America venne posata sulla testolina di Vanessa Williams, prima afroamericana ad aggiudicarsi il titolo assegnato a partire dal 1921. E poco importa se, qualche mese dopo, quel titolo le sia stato tolto, in ragione di alcune foto scollacciate che la reginetta aveva concesso al mensile Penthouse. Un muro era caduto, per la prima volta e ben prima che Barack Obama centrasse il bersaglio grosso della più prestigiosa tra le elezioni.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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