La notte del 17 ottobre 1961 le acque della Senna si tinsero di rosso, del sangue dei martiri algerini massacrati dalla inaudita reazione delle forze dell’ordine francesi, mobilitate dal prefetto Maurice Papon per reprimere il dissenso nel più violento e immediato modo possibile. Forse a morire furono in duecento. Forse, perché il numero esatto di questa strage non lo si conosce ancora e forse mai lo si saprà, anche se da quella notte sono trascorsi parecchi decenni. Una strage dimenticata, avvenuta nel silenzio complice delle Istituzioni nel momento stesso in cui veniva compiuta, quasi senza lasciare traccia. Solo molti anni dopo, il lavoro di investigazione di giornalisti e reporter francesi ha riportato alla luce quei fatti e solo quarant’anni dopo un tribunale condannò il prefetto Papon, funzionario della Repubblica francese dopo essere stato collaborazionista dei nazisti ai tempi di Vichy. Papon è morto nel 2007, a 97 anni, portandosi nella tomba tanti segreti. Riavvolgiamo il nastro. In quell’ottobre del 1961 l’Algeria era ancora una colonia francese. Per soffocare le aspirazioni indipendentiste del paese africano, le forze speciali francesi commisero atti di barbara violenza oggi ben noti. Quando venne imposto il coprifuoco per i cittadini africani a Parigi, col pretesto di prevenire possibili disordini, migliaia di algerini scesero in piazza per manifestare contro quel provvedimento discriminatorio. Vennero picchiati senza pietà e molti di loro furono uccisi, i loro cadaveri gettati nella Senna o fatti scomparire. Il giorno dopo, le autorità fornirono un bilancio ufficiale che parlava di pochi morti dovuti a risse tra algerini stessi. La verità la si conobbe molto tempo dopo, lentamente, un morto per volta, senza che quel massacro apparisse mai nella sua dimensione reale. Morti africani, che oggi come allora valgono meno dei nostri.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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